Donati e il doping: «Non c’è solo la Russia»

CONEGLIANO. Nel day-after del giorno del giudizio che inchioderebbe la Russia alle sue responsabilità, lui guarda avanti. All’Olimpiade di Rio 2016 dove vorrebbe il suo nuovo Alex Schwazer (“durissimo da battere per tutti”) ma anche a quella lotta contro al doping di stato che ha sempre combattuto (“non si può e non ci si deve fermare alla Russia, ma bisogna indagare su altre nazioni”). Non poteva esserci giorno migliore per ascoltare il professor Sandro Donati. Ieri dal palco del Teatro Accademia di Conegliano nell’incontro “L’illusione del doping” ha parlato ai ragazzi delle classi seconde, terze, quarte e quinte del “Liceo Marconi” (circa 700 studenti), per sensibilizzare i giovani a contrastare l’uso scorretto, illecito e nocivo di sostanze e farmaci, nell’ambito del progetto d’istituto “Educazione alla salute” nonché per prevenire le varie forme di dipendenza e il doping nello sport. Centrali, nel suo intervento, due argomenti caldissimi. Da un lato l’inchiesta della Wada, l’agenzia mondiale antidoping che ha chiesto alla Iaaf (la federazione internazionale dell’atletica) di sospendere la federazione russa da qualsiasi attività a causa dell’accusa di un doping sistematico, di stato; dall’altro l’avventura di redenzione dell’olimpionico, Alex Schwazer, il marciatore che cerca il pass per Rio 2016. Lunedì a Ginevra scoppia l’ennesimo scandalo doping. La Wada ha convocato una conferenza stampa nel corso della quale ha reso noti gli esiti di un’indagine che avrebbe scoperchiato il doping di stato russo. «In realtà, tengo a precisarlo, lo scandalo è scoppiato grazie a un reportage del giornalista del canale televisivo tedesco Ard, Hajo Seppelt e alla collaborazione di una coppia di atleti russi. La Wada ha avuto il merito di raccogliere questa denuncia e di organizzare la commissione d’indagine e di renderne noti i risultati. Si tratta di un fatto particolarmente importante perché, per la prima volta, il sistema sportivo passa dall’accusa ad un singolo atleta al perseguimento di responsabilità più elevate. Ora è importante indagare, anche sulla base del database sequestrato a un medico italiano alla Procura di Bolzano, su altre nazioni, anche per non dare alla Russia la possibilità di “giustificarsi” parlando di operazione politica».
Oltre alla sospensione di una federazione, a rischio anche molte medaglie russe di Londra 2012. Per Donati, però, sono molto importanti anche i Giochi Olimpici del prossimo anno. Per una sorta di resurrezione, quella di Alex Schwazer, il suo “nuovo” atleta. «La possibilità che Alex arrivi a Rio 2016? Ci sono, eccome se ci sono. Verrà convocato per la Coppa del Mondo di maggio 2016 e se finirà, come mi auguro, nei primi otto, verrà portato alle Olimpiadi», afferma l’allenatore, «battere Alex sarà molto difficile per chiunque, è un atleta nuovo, soprattutto una persona nuova». Tanto da accettare le condizioni di Donati, di trasferirsi a 200 metri da casa del suo nuovo “tecnico” a Roma, da venire sottoposto a quasi una ventina di controlli ematici “interni” da aprile. «Quello che ancora oggi mi fa meravigliare di più, giorno dopo giorno, è il talento di Schwazer e la domanda che mi pongo è “ma che sistema è quello che mette di fronte a un talento del genere la possibilità di prostituirsi al doping?”», ricorda Donati, «se Alex farà risultati importanti? Le insidie sono tante, ma possiamo testimoniare che dopo sei mesi di allenamento ha fatto la migliore prestazione 2015 nei 10 chilometri di marcia e nei 20 km ha fatto 17’’ meglio del campione del mondo di Pechino».
Combattere il doping anche grazie a “chi” proprio con il doping ha trovato l’inferno e ora sta cercando di risalire. Donati ha lanciato l’ultima sfida.
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