Ciclismo, il figlio di Fausto Coppi: «Papà mi insegnò a correre in bici»

La cerimonia annuale al Tempio del Ciclista di Calderba, a Ponte di Piave, davanti al monumento voluto dai ciclisti di Treviso

Mattia Toffoletto

«Quando morì avevo quattro anni e mezzo, ricordo un papà premuroso e affettuoso. Come quel giorno nel giardino di casa, quando imparai a rimanere sulla bici in equilibrio: tolse le rotelline, mi tenne il sellino, mi lasciò andare». Sono lucidi gli occhi di Faustino Coppi, figlio del Campionissimo. Lucidi come quelli dei tifosi coppiani, cicloamatori e appassionati del pedale, una sessantina in tutto, che ieri mattina si sono dati appuntamento a Calderba, come ogni Epifania, davanti al tempio del ciclista e al monumento dedicato all’Airone.

L’omaggio al mito di Castellania a 63 anni dalla prematura scomparsa (2 gennaio 1960, per una malaria scambiata per broncopolmonite) che si intreccia con il ricordo dei ciclisti trevigiani che non ci sono più. La prima volta a Ponte di Piave di Faustino Coppi coincide con una ricorrenza speciale: nel 2023 ricorrono i 70 anni dall’ultima grande stagione dell’Airone, il quinto trionfo al Giro con l’impresa sullo Stelvio e il Mondiale di Lugano. Senza contare che quest’anno una tappa della corsa rosa decollerà dalla vicina Oderzo.

«Trovarmi qui e ricevere così tanto affetto è un grande regalo per me», confida il figlio dell’icona piemontese, «più il tempo passa, più è vivo il ricordo. Dopo tanti anni, è un’emozione constatare come tanti considerino papà come un membro di famiglia».

Il tutto con vista su un biennio speciale, che avrà l’apice con il Tour de France 2024 e la tappa con partenza da Pinerolo: «Quest’anno il Giro prevede la Camaiore-Tortona, arrivando vicino a Castellania. Mentre l’anno successivo la Grande Partenza del Tour dall’Italia sarà anche un omaggio a mio papà: nella Piacenza-Torino, si passerà per una via di Tortona, la salita che porta allo stadio, intitolata a mio padre e al fratello Serse. Il Giro significa tanto, il Tour vale pure di più».

A volere fortemente Faustino Coppi a Calderba è stata la sindaca Paola Roma. Il regalo a una comunità che tanto ha amato e continua ad amare il Campionissimo: di Negrisia era peraltro il compianto Angelo Coletto, gregario dell'Airone. Il monumento a Coppi, idea di Armando Vidotto e Luigi Tempestin, fu eretto nel ’72. Poi Germano Bisigato, con l’associazione Ex Ciclisti della Provincia di Treviso, diede vita nel 2000 al tempio, che oggi raccoglie 36 foto di ciclisti trevigiani scomparsi.

Proprio Bisigato, con Edi Tempestin, è il promotore della cerimonia che si svolge ogni Epifania, con la presenza fissa degli amatori della San Lazzaro Caffè, Santa Cristina e Pedale Opitergino. Tanti si sono ritrovati di primo mattino in piazza del Grano a Treviso, davanti al negozio del mitico Nani Pinarello, per poi prendere la direzione Calderba.

Ci sono Remo Mosole, l’ex professionista Flavio Vanzella, l’ex iridato di cross Renato Longo, l’organizzatore del Belvedere Gianfranco Carlet. C’è Carla Pinarello, c’è il giornalista Simone Gambino (ex Tuttosport). C’è l’amore degli appassionati di ciclismo, c’è l’amore infinito verso il più grande di sempre.

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