Ciclismo, blitz antidoping all'alba Nella Marca venti perquisizioni

Coinvolti ciclisti che abitano nella Marca o corrono per team trevigiani. L'operazione è scattata in diverse regioni. Per la seconda volta nel giro di un mese, si evidenzia un legame tra il mondo delle due ruote e quello del calcio
TREVISO.
Nelle sacche, nei frigoriferi di alcuni dei 22 atleti e direttori sportivi perquisiti è stato provato perfino il mitico «estratto di corna di cervo», nome romantico con cui i russi - che producono questo farmaco di sintesi che stimola il mantenimento dei livelli (alti) dell'emetocrito, ovvero l'ossigenazione del sangue - chiamano l'"Actovegin", proibito nel mondo sportivo.


Non c'è pace, sul fronte del doping, per il pianeta ciclismo. E come purtroppo capita spesso quando si parla di ciclismo e di doping, il Veneto, autentico «tesoro numerico» di iscritti alla Federciclo, c'entra. Stavolta c'entrano anche altre regioni e, soprattutto, per la seconda volta nel giro di un mese, si evidenzia un legame tra il mondo delle due ruote e quello del calcio. Uno dei perquisiti di ieri, infatti, è G.P., giocatore, ancora per qualche giorno minorenne, in forza al Genoa. La notizia è stata lanciata ieri dai siti specializzati in ciclismo e non dalle agenzia di stampa. Segno che l'operazione è importante e non ancora chiusa. Una raffica di perquisizioni - 20 in tutto - è stata eseguita dai Nas di Firenze e Brescia e dalla Gdf padovana, nel veneto (Treviso, Padova, entroterra veneziano), in Toscana, Liguria e Lombardia, con particolare riferimento alla zona del bresciano.


Nel corso di queste perquisizioni, scattate di prima mattina nelle abitazioni di ciclisti, atleti, massaggiatori e direttori sportivi in mezza Italia del Nord, su ordine del pm padovano Benedetto Roberti, Nas e Gdf hanno reperito ricette e farmaci di vario genere, compreso il famigerato «estratto di cervo», ovvero l'Actovegin. Il blitz disposto dalla Procura di Padova fa seguito a un'altra clamorosa recente operazione disposta dal pm Roberti, che aveva portato all'esclusione dal Giro Bio dei dilettanti dell'intera squadra Lucchini Unidelta guidata da Bruno Leali. Da quell'indagine è emerso il nome di un endocrinologo bresciano di Gavardo, Filippo Manelli, attorno al quale si sarebbe mosso, per farsi prescrivere farmaci anche vietati, un nugolo di atleti di vario genere, dai professionisti e dilettanti (anche una ragazza) del pedale e della mountain bike, a massaggiatori e direttori sportivi.


Nell'elenco figurano anche un'atleta dell'Atletica Brescia e il giovane giocatore del Genoa calcio. Nel Veneto sono stati «visitati» da Nas e Gdf due professionisti, Raffaele Ferrara, campano ma da tempo abitante a Castelfranco Veneto, che quest'anno difende i colori della CamioOro, e Simone Cadamuro di San Donà di Piave, ex Milram e Amica Chips. Ma nel novero dei 22 perquisiti ci sono altri personaggi legati al Veneto: ad esempio la ciclista che difende i colori della Chirio Forno d'Asolo, Francesca Faustini (nata anch'essa a Gavardo), ma pure il portacolori della castellana Zalf Fior Francesco Sedaboni, l'ex della Zalf Ramon Bianchi (anche lui del paese di Manelli). Altri nomi di pro tra i perquisiti: Marco Velo Quick; Riccardo Chiarini, Liquigas; Marco Corti (figlio del ds Claudio), Fouton; Claudio Corioni, team De Rosa.

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