Cetilar, Monza amara Chiude al nono posto

Endurance, sfortuna per l’equipaggio della Villorba Corse

MONZA. Più di così probabilmente non si poteva proprio fare. Cetilar Villorba Corse chiude nona a Monza, unica delle quattro Dallara P217 sopravvissuta ai 730 chilometri di gara e allo strapotere delle Oreca 07 nel secondo appuntamento dello European Le Mans Series. Doppiati, i ragazzi guidati dal team principal Raimondo Amadio per qualche tempo hanno fatto tremare le gambe agli avversari. In griglia erano 14esimi dopo la penalità inflitta alla Tds Racing: avevano fatto la pole, ma in fase di verifica i commissari avevano riscontrato irregolarità tali da costringerli a partire dall’ultima casella. Dopo lo spegnimento dei semafori e la partenza lanciata, Giorgio Sernagiotto era stato bravissimo a tenersi fuori dalla confusione in Prima Variante e Variante della Roggia. Poi, dopo qualche giro di rodaggio, era entrato in modalità “pedal to the metal”. Con una serie di giri straordinari, aveva iniziato a dare decimi su decimi agli avversari e a difendersi col coltello fra i denti, dopo il pit stop, quando gli altri iniziavano ad incalzarlo. Era salito fino al terzo posto, sfruttando anche i pit stop anticipati degli avversari. Poi le safety car, vero leit motiv di tutta una gara, hanno rovinato tutto. Dopo 16 minuti, l’uscita rovinosa alla Seconda di Lesmo della Oreca 07 della Graff aveva fatto entrare la prima safety. Neanche mezz’ora dopo c’era stata la seconda, dovuta ad un contatto all’ingresso di Curva Grande che ha costretto al ritiro l’Oreca della G-Drive. A quel punto, il box di Villorba Corse si è trasformato in un concerto di voci che cercavano la strategia migliore. La sosta arriva dopo un’ora e 17 di gara: Sernagiotto entra ai box per lasciare il volante a Roberto Lacorte, che guida quasi mezz’ora sotto regime di Full Course Yellow (l’equivalente della Virtual Safety Car che si vede nella Formula 1). Quando torna ai box un’ora e un quarto dopo essere salito in macchina per far guidare un Felipe Nasr attesissimo dai tifosi arrivati ieri in Autodromo, forse si consuma l’unico episodio su cui Villorba Corse può recriminare. Agli ingegneri era venuto in mente di far entrare ai box Lacorte qualche minuto in anticipo, quando ancora si era sotto il regime di safety car. Ma quella soluzione sarebbe stata davvero rischiosa: Nasr rischiava di doversi fermare una volta in più a fine gara per fare rifornimento, dilapidando i secondi guadagnati con lo stop fatto quando gli altri avrebbero girato più lenti del solito. Proprio per questo l’ipotesi è stata accantonata. Lacorte è entrato quando mancava un’ora e mezza, dodicesimo a un minuto e 40 dal leader. Le safety car, che tanto avevano dato fastidio in precedenza alla gara di Sernagiotto e Lacorte, in quel momento sarebbero state oro colato. Ma la gara di lì in poi è corsa via veloce, senza nessun intoppo. Ottimo per lo spettacolo e certo per l’agonismo. Pessimo per la gara di Nasr, che si è trovato tagliato fuori da qualunque discorso di podio. Tagliata la bandiera a scacchi in nona posizione, i volti di Villorba Corse non erano euforici ma neanche tristi: «È un risultato comunque positivo, un passo avanti» commenta pochi minuti dopo la bandiera a scacchi Raimondo Amadio. Questa nona posizione significa metter via 2 punticini, che a fine campionato non daranno fastidio. Più importante la terza posizione fra i team che hanno al loro interno un pilota Bronze, per i trevigiani Roberto Lacorte. Una coppa comunque i villorbesi se la sono portata a casa. Le migliaia di tifosi accorsi a Monza hanno eletto la loro macchina come la più bella dell’Elms. Buon gusto o cuore tricolore? Chissà. Ma almeno ci si può consolare.

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