Campironi messo alla porta: «Addio»

Il Treviso vende un altro degli eroi di Montichiari: «Scelta economica della società: ma io credevo nella salvezza»
Di Silvano Focarelli
lecco treviso campironi
lecco treviso campironi

Questa è la strana parabola di Gianmarco Campironi: portiere arrivato a Treviso un anno fa a prendere il posto in C2 di Nicola Sartorello e protagonista della fantastica promozione in C1, guadagnata nel memorabile 3-2 del 6 maggio a Montichiari. Titolare fisso anche quest’anno, prima con Maurizi e poi con Ruotolo, capace di giocare stoicamente anche su una gamba sola (infortunio ad una caviglia, calciava con l’altro piede). Tutto bene fino all’1-1 con il Lumezzane, 9 dicembre. Poi la panchina, Merlano titolare. Quindi nemmeno quella. Infine l’arrivo di Tonozzi. Campironi, che pure scoppia di salute, è in tribuna. E a giorni sarà ceduto.

Dalle stelle alle stalle a 23 anni: perchè?

«Credo sia stata una scelta economica della società, dare più spazio agli under. Chiaro, mi dispiace tanto, non me l‘aspettavo».

Merlano non è uno degli under, però gioca lui.

«Ho 23 anni e la presunzione di non essere così ingenuo. Quando è stata fatta la scelta era lui il titolare, per cui a restar fuori sono stato io. Inoltre, avendo qualche proposta di mercato, pur con un contratto fino al 2014, hanno deciso di cedere me. Inizialmente poteva esserci una scelta tecnica, in seguito la decisione è stata un’altra: prendere un ‘93 dalla B come Tonozzi significa più contributi e coprirsi le spalle nel caso non andasse bene con Merlano».

Il calcio comunque è ricco di storie come la tua.

«Non è facile allenarsi sapendo che sei fuori da un certo progetto di cui all’inizio ero una delle basi. Un’inversione di rotta dovuta anche ai cambiamenti societari. Ora devo solo vedere dove potrei giocare dalla prossima settimana e valutare la soluzione migliore per il Treviso e per me».

Avresti potuto andare al Venezia, Zanin stravedeva per te.

«Già, però dopo che il mister è stato esonerato è sfumato tutto. Ci sono anche altre squadre, ma quando in un club arriva un portiere, quel club di solito prima deve cederne uno: il mercato per noi è più difficile che in altri ruoli. Dove andrò lo saprò solo nelle ultime ore di mercato».

Cosa ti resterà dentro di questa tua esperienza trevigiana?

«Lascio con l’amaro in bocca. Speravo davvero di poter contribuire a salvare il Treviso prima della riforma della Lega Pro, invece mi ritrovo in tribuna, e non è il massimo, anche perché penso che al Treviso ho dato parecchio. Il preparatore dei portieri tuttavia mi ha detto che professionalmente sono sempre stato ineccepibile: ecco, mi consolo perché so di poter camminare a testa alta».

Il tuo predecessore Sartorello, a cui levasti il posto, è in D e per campare ha dovuto trovarsi un lavoro da impiegato.

«In effetti i portieri ultimamente a Treviso non hanno avuto troppa fortuna; e dire che qui è passata gente come Handanovic, Calderoni, Gillet, Ballotta, Avramov. Da parte mia ho ancora una gran voglia di giocare, amo questo lavoro e non me lo farò certo scappar via così».

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