Bianco, la prima panchina con il Siracusa
Calcio. L’ex del Treviso molto legato alla Marca è in Lega Pro: «Qui voglio tornare per allenare»

TREVISO. S’è goduto l’epopea del Sassuolo di Di Francesco e vede nel calcio del nuovo allenatore romanista una fonte d’ispirazione. Se però gli chiedi quale sia il vero tecnico di riferimento, torna un po’ indietro con la memoria e non ha dubbi: «M’hanno allenato pure Allegri e Conte, fra i più bravi in circolazione. Quello che però mi ha dato di più è stato Marco Giampaolo. Sia sul piano della gestione del gruppo, sia a livello tattico. L’ho conosciuto ai tempi del Treviso, poi ci siamo ritrovati due stagioni a Cagliari. Oggi è fra i migliori in Italia, un tecnico in continua evoluzione».
Paolo Bianco torna alla lunga militanza biancoceleste - 148 presenze dal 1999 al 2004 - per raccontare la nuova vita di allenatore, che proprio nelle ultime ore ha conosciuto una svolta importante: dopo le esperienze nel vivaio del Sassuolo, dal prossimo torneo l’ex centrale esordirà sulla panchina di una prima squadra, guidando il Siracusa nel campionato di Lega Pro. Al di là dei trascorsi in via Foscolo, Bianco resta molto legato alla Marca: qui ha trovato moglie, qui rientra appena gli è possibile, qui gli hanno dedicato un Fan Club. «E a Treviso vorrei tornare un giorno anche per allenare. Spero di rivederlo presto fra i professionisti», confida il 39enne foggiano. Intanto ha un presente tutto da scrivere. Dopo il ruolo di vice in Primavera e l’esperienza con la Berretti, ecco la chance che non ti aspetti: «Mi era stato proposto di affiancare Bucchi alla guida del Sassuolo, ma a me non interessa il ruolo del collaboratore» rivela Bianco «ho l’ambizione di fare il primo allenatore, così ho colto al volo l’opportunità del Siracusa. Lavorando con i giovani, ho capito che il mestiere mi piace. M’affascina il contatto quotidiano, la gestione del gruppo, la ricerca dell’alchimia».
Quanto pesa un allenatore?
«Vale tantissimo, specie quando le cose vanno male. Compito suo è saper mettere i ragazzi nelle migliori condizioni. Deve essere sul pezzo, con i suoi pregi e difetti. In altre parole, se stesso».
E un po’ Giampaolo, richiamando il ragionamento iniziale: «Ho seguito molto la "sua" Sampdoria, il calcio divertente del Sassuolo. Ma il gioco più bello l’ha mostrato il Napoli».
Il neroverde, come il biancoceleste, era diventata la sua seconda pelle: «Sono rimasto in Emilia sette stagioni, cinque da giocatore. Lì i miei figli hanno fatto l’asilo e le elementari. Per crescere, però, serve cambiare. Un giorno spero di tornarci. Come a Treviso».
Mattia Toffoletto
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