Elezioni in Veneto, Confartigianato ai candidati: «Ci siamo sentiti spesso di serie B»

Serrato confronto sui temi cari alle imprese trevigiane con i candidati alla carica di presidente della Regione. Stefani dà buca all’ultimo

Mattia Toffoletto
I candidati alla carica di presidente della Regione Veneto ospiti di Confartigianato Imprese Marca Treviso
I candidati alla carica di presidente della Regione Veneto ospiti di Confartigianato Imprese Marca Treviso

Sistema metropolitano di superficie, politecnico regionale, no alla Via del Mare. Rimandi alla strettissima attualità come le pre-intese sull'autonomia, definite dal candidato del centrosinistra Giovanni Manildo «ennesimo spot elettorale».

Ma anche Armando Sartori, presidente Confartigianato Imprese Marca Treviso, che sbotta: «Ci siamo sentiti, in questi anni, spesso di Serie B come considerazione e finanziamenti. Saremo puntuali nel controllare ciò che verrà fatto».

Assente all'ultimo Alberto Stefani, candidato presidente del centrodestra, ma non mancano spunti e temi nel confronto elettorale che stamane martedì 18 novembre ha riunito a Confartigianato Imprese Marca Trevigiana i candidati presidenti alle Regionali.

Il confronto

Quattro minuti a testa per rispondere, gli altri quattro candidati - Fabio Bui di Popolari per il Veneto, Giovanni Manildo per il centrosinistra, Marco Rizzo di Democrazia Sovrana Popolare, Riccardo Szumski per Resistere Veneto - seduti da destra a sinistra in ordine alfabetico. All'attenzione dei candidati le istanze degli artigiani contenute nel documento proposto da Confartigianato Veneto al futuro presidente regionale: dalle infrastrutture all'innovazione. Manildo parla «della stanchezza dell'ultima gestione della Regione e delle sfide mancate», presentando le pre-intese sull'autonomia differenziata come «ennesimo spot». Rilancia sulla «sanità pubblica» e «sulla necessità di dare risposta ai giovani sulla casa».

Bui evoca il modello bavarese, Rizzo ricorda di essere figlio di un operaio alla Fiat e attacca la sinistra attuale («Schlein sul carro del Gay Pride»), Szumski tratteggia la sua candidatura come «iniziativa partita dal basso».

Scuola

Sul rapporto scuole-impresa, Manildo rilancia sulle «grandi università venete fuse in un unico Politecnico come asse di crescita. Serve un Veneto che non guardi al consenso, ma alla crescita di tutti. La valorizzazione della formazione, fra Cfp e Its, è fondamentale per la creazione di un'economia importante e stabile».

Rizzo indica la scuola «come settore in cui non si investe, dove gli insegnanti sono i meno pagati d'Europa».

Szumski vede «una scuola che dà eccessive specializzazioni, ma non un approccio generale. E le università devono essere messe a sistema». Bui sostiene di dover passare dalla «scuola delle nozioni a quella delle professioni. Servono scuole legate al territorio e alle sue vocazioni produttive, valorizzando sempre di più l'esperienza degli Its. E gli atenei devono collaborare fra loro».

Infrastrutture

Passando alle infrastrutture, l'ex sindaco di Treviso ricorda che «è fondamentale spingere sulla digitalizzazione delle zone dimenticate. Serve una rete metropolitana ferroviaria di superficie, visione colpevolmente abbandonata negli ultimi 10 anni. Pedemontana utile ma sbagliata sul piano contrattualistico, perché impatta in modo devastante sulle nostre casse. Holding autostradale? Una favola. Sono contrario alla Via del Mare a pagamento perché non risolve i problemi: meglio intervenire a Cavallino. In Veneto ci vuole un'infrastruttura energetica».

Rizzo dice che «l'Italia non ha sfruttato il mare, che può garantire collegamenti più economici: serve lavorare sull'intermodalità».

Szumski interviene «sui della Pedemontana e sull'importanza di rilanciare il Sistema metropolitano di superficie. Inutile fare la Superstrada del mare, se poi a Jesolo trovi il tappo. Vitale intervenire sulla Romea».

Bui suggerisce «collegamenti dalla Castellana verso la Pedemontana per ampliare il traffico della Pedemontana e abbassare magari i pedaggi. Ci vuole un unico sistema portuale per alzare la competitività».

Sui corpi intermedi, Manildo dice che «non sono stati valorizzati, mancando una visione di futuro». Szumski indica l'importanza «di un confronto stabile», Bui parla «di una politica che pensa solo al consenso», infine per Rizzo «Zaia è stato bravo nella comunicazione, per il suo futuro lo vedo all'Eni». Mattia Toffoletto

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