Vittorio Veneto, battaglia per salvare i muli per gli alpini doc
A rischio gli esemplari del reparto Salmerie. A lanciare l'appello l'Associazione nazionale alpini vittoriese che chiede alle istituzioni di poterne addestrare di nuovi

VITTORIO VENETO. A rischio i muli del reparto Salmerie di Vittorio, gli unici muli alpini doc in Italia. «Chiediamo a Comune, Provincia, Regione e Ministero della Difesa di poter addestrare nuovi muli», chiede l’Ana vittoriese, cui la burocrazia sta creando qualche problema.
Dopo la morte per vecchiaia dei muli alpini Leo, lo scorso novembre e Iso, di 30 anni, due giorni fa nella stalla del proprietario Toni De Luca ad Anzano di Cappella Maggiore, tra gli sconci, ossia i conducenti dei muli alpini, cresce oltre alla tristezza per la perdita degli animali, anche il timore di non poter avere più il reparto Salmerie. Ad Anzano restano la mula Fina di 33 anni, la più anziana del gruppo, Iroso di 31 e Laio di 30. «Tutti sono già in un’età avanzata - racconta Angelo Biz, presidente della sezione Ana di Vittorio Veneto - Speriamo vivano ancora a lungo, ma siamo consapevoli che prima o poi in poco tempo ci lasceranno tutti. Per cui ci stiamo preparando per tempo a non far morire anche il prestigioso reparto Salmerie che annovera, unico in Italia, muli alpini doc. Questi muli fanno parte della Brigata alpina Cadore di Belluno. Toni De Luca li aveva acquistati all’asta nel 1993 alla caserma D’Angelo di Belluno insieme ad altri».
Biz già lo scorso settembre a Milano in una riunione del consiglio dei presidenti dell’Ana nazionale aveva sollevato il problema dei muli alpini della sezione vittoriese e della loro sostituzione.
«Siamo in trattative con due venditori di muli a Rieti e in Friuli - prosegue Biz - per acquistarne di nuovi. Ci costano circa 3 mila euro l’uno. Questi nuovi muli dovranno poi venire addestrati. E qui nasce il problema. Perché l’addestramento è subordinato all’avvio dell’iniziativa del ministero della Difesa «Pianeta Difesa» che prevede vengano chiamati per un paio di mesi alle caserme alpine duemila ragazzi. In questa iniziativa potrebbero andare anche i nostri nuovi muli per diventare alpini. Ho chiesto al consiglio nazionale dell’Ana e al quarto Corpo d’Armata di Bolzano se i nostri muli possono andare in addestramento a Brunico, ma non mi è ancora arrivata una risposta definitiva, perché tutto dipende dal Ministero».
Per salvare i muli intanto la sezione Ana di Vittorio si sta muovendo rivolgendosi alle istituzioni. «Ho parlato più volte con il sindaco Da Re - dice Biz - chiedendogli di aiutarci a salvare il reparto. Un appello a non far morire questa tradizione lo rivolgiamo anche a Provincia, Regione e Ministero della Difesa».
I muli alpini di Toni De Luca sono gli unici ad avere sullo zoccolo anteriore sinistro marchiato a fuoco il numero di matricola. Insieme a Fina, Iroso e Laio c’è da qualche mese anche la mula Mila, che ancora non è una mula alpina. Sta imparando dagli altri muli come comportarsi alla adunate. «Per l’adunata nazionale alpina di Bergamo del 7, 8, 9 maggio porteremo i nostri muli - spiega Graziano De Biasi, conducente di Fina - Ci stiamo muovendo perchè il reparto Salmerie continui a vivere, nonostante l’età avanzata dei nostri animali. Potrebbe venire diviso in due parti, uno storico-divulgativo per far conoscere la nostra storia ed uno più pratico-operativo con i muli che partecipano ad iniziative nel territorio come la sistemazione dei sentieri o delle vecchie trincee, come avvenuto per il sentiero della via crucis che porta a San Paolo a Vittorio o il recupero delle trincee sul Monte Grappa. Il nostro reparto è uno degli ultimi in Italia, l’unico stabile ed organizzato con muli bardati e conducenti in divisa, che continuano ad avere una tradizione».
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