Raddoppiare gli studenti a Venezia. Il progetto Città campus avanza a piccoli passi
Albrecht, rettore Iuav: «È merito di questo progetto se la città ha evitato la black list dell’Unesco». Ca’ Foscari punta su San Giobbe. Cantieri aperti dalla Giudecca al Lido

«È merito di progetti come Venezia Città Campus se la nostra città ha evitato la black list dell’Unesco». Il rettore Iuav Benno Albrecht non ha dubbi: il giudizio positivo dell’Unesco deriva dal fatto che i commissari hanno toccato con mano progetti concreti. Però, in città, la visione di città campus è percepita perlopiù come astratta, un’utopia che vorrebbe raddoppiare il numero degli studenti da 30 a 60 mila. «Tutti mi accusano che città campus sia solo teorica, ma non è così: sono piccoli pezzi di un mosaico complessivo», afferma Albrecht, «questo riconoscimento è un risultato concreto, è la dimostrazione matematica che la progettualità ha riscontri».
I tasselli sono molteplici: residenze con posti letto approvati e finanziati (qui i tempi sono ministeriali), nuovi corsi e poli didattici in sviluppo, relazioni internazionali da rafforzare e continuare a costruire. L’alleanza tra atenei, oltre alla spinta di Venezia capitale mondiale della sostenibilità. «Venezia si salva solo se ci sono lavori ad alto valore aggiunto», sottolinea Albrecht, «mi spiego: bisogna puntare sull’economia della conoscenza, dove le macchine non arriveranno mai perché non hanno la capacità di inventare. Il progetto di Gotthard per l’ex Ospedale al Mare incarna questo. Serve un’università forte e avanzata che produca capitale umano che svolga i lavori del futuro. Se ci fossero altri 20 imprenditori del genere, ci sarebbe una scala di 18-20 mila persone qualificate che vivrebbero in città».

Le residenze
Un elemento fondamentale per la riuscita di città campus sono i posti letto per ospitare studenti fuori sede e internazionali. Facendo una stima, ci sono all’incirca 1.500 posti in residenze. «È sempre sembrato un problema irrisolvibile, ma non è così», sottolinea Albrecht, «secondo Esu, l’ente per il diritto allo studio universitario, entro il 2026 dovremmo riuscire a raddoppiare i posti letto».
Il nodo sta nella messa a terra dei finanziamenti ministeriali: Iuav ha le residenze ex Junghans e Jan Palach alla Giudecca, entrambi i progetti sono approvati dal ministero (in attesa di finanziamento) per 300 posti letto.
Ca’ Foscari ha il cantiere per l’ex Caserma Pepe al Lido, residenza da 27 milioni di euro con almeno 210 posti letto. Proprio Ca’ Foscari è l’ateneo pubblico che offre più posti in proprie strutture, passando dai 622 del 2020-21 ai 943 del 2022-23, come ha evidenziato la Corte dei Conti in un recente report. «Questo è un punto nodale», afferma la rettrice di Ca’ Foscari Tiziana Lippiello, «ci vorrà un po’ di tempo, riceveremo il finanziamento ministeriale e una parte di fondi la metteremo noi. Poi speriamo di trovarne altri».
La “caccia” ai posti letto si è allargata anche ad accordi con Ater per 200 appartamenti non Erp a canone calmierato per docenti, studenti, operatori sanitari. E, con il Comune e Ipav, Iuav ha individuato alcune strutture in città da ristrutturare. «Molte proprietà inutilizzate sono pubbliche, vuol dire che il pubblico non partecipa a un progetto della città», riflette Albrecht, «lo può fare con città campus, se si sbilancia e bilancia l’assetto proprietario».

Lo sviluppo
Lo sviluppo di città campus prosegue intanto su spazi e poli, lungo le direttrici di Santa Marta e San Basilio (il settimo sestiere), con diramazioni al centro e fino in terraferma tra via Torino, il Vega e Forte Marghera. Il calcolo è - in potenza - di 700 mila metri quadri sviluppabili a Venezia e un milione 200 mila a Mestre.
«A San Giobbe stiamo lavorando sul magazzino ex Bozzola, sarà una sala polifunzionale che ospita un centinaio di studenti», spiega Lippiello, «il magazzino 4 a San Basilio, invece, avrà 11 aule didattiche per 1.035 posti, un’aula informatica da 75, una studio da 38, un locale per le associazioni studentesche e spazi per la terza missione».
E ancora: dismettendo palazzo Vendramin (dove l’ateneo era in affitto), la Bali ritroverà casa a San Sebastiano, mentre il dipartimento di studi umanistici si allargherà da palazzo Malcanton Marcorà all’ex Fondazione di Venezia (Rio Novo). Se palazzo Badoer ai Frari diventerà, insieme a Esu, un centro studentesco con spazi di aggregazione e servizio mensa, in via Torino il nuovo tassello dell’edificio polifunzionale avrà servizi simili oltre che a strutture per l’attività sportiva.
Poi Iuav continua nella ristrutturazione delle Terese, a due passi dalla sede del cotonificio. Tutte operazioni che, messe insieme, cambiano passo dopo passo la forma della città. «Non c’è alternativa a città campus, la città non ha progetti in competizione, non vedo nessun progetto se non chiacchiere demagogiche», conclude Albrecht, «Siamo in un momento anche di bassa pressione immobiliare, questo semplifica: l’obiettivo è convergere su questo processo, dove ognuno può avere la sua parte. Ma serve una spinta politica».
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