Un frate si spoglia perché i Cappuccini se ne vanno da Schio

Portesta in chiesa di fratello Dino: e i fedeli applaudono «Sono scosso, lasciamo questo convento dopo 500 anni»
SCHIO Frati Cappuccini SS.Messa e consegna medaglia d'oro nella foto Fra Dino senza veste sull'altare
SCHIO Frati Cappuccini SS.Messa e consegna medaglia d'oro nella foto Fra Dino senza veste sull'altare

SCHIO. Dopo cinque secoli i frati cappuccini lasciano Schio, una delle case più conosciute e frequentate d’Italia, e il frate si toglie il saio durante la messa. E in chiesa scrosciano gli appplausi. Fra Dino Pistore, guardiano e rettore del convento San Nicolò, non è pentito della clamorosa protesta inscenata domenica mattina durante la funzione principale: davanti a centinaia di persone si è congedato dalla comunità scledense e confermato l’addio dei frati Cappuccini, che già a partire dai prossimi giorni procederanno al trasloco in diverse case sparse nel Triveneto.

Con gli occhi lucidi fra Dino Pistore si è tolto il saio e si è seduto accanto ai fratelli: maglietta, calzoncini corti e sandali. Una protesta che non fermerà - pare - il provinciale padre Roberto Genuin impegnato in una dolorosa ristrutturazione delle case dei cappuccini nel Veneto e nel Friuli. Il convento di Schio resterà aperto, gestito dal parroco di una chiesa vicina, ma la presenza dei cappuccini scomparirà. Dopo cinquecento anni. Una comunità di laici sarà messa in piedi per tenere in vita alcune attività legate all’opera dei cappuccini. Ma certo la presenza dei frati in città portava uno spirito diverso. «C'è un ingorgo emotivo dentro di me - ha spiegato fra Dino – e non so se riuscirò a reggere tutte le dimostrazioni d'affetto. Il mio mandato termina ufficialmente il 30 di settembre ma già a partire dalla settimana prossima qualcuno di noi partirà». Fra Dino tornerà a Schio una volta al mese, per seguire un gruppo pastorale. Ma il grosso della comunità di cappuccini si trasferirà a Terzolas in Val di Sole, a gestire una piccola comunità di appena seicento anime.

Il gesto di protesta di fra Dino ha suscitato, dopo gli applausi, un’ondata di solidarietà nei confronti della comunità di Cappuccini. Che a Schio, in cinque secoli, ha rappresentato un pezzo di storia. Ogni vicentino, almeno una volta nela vita, ha partecipato alle funzioni e alle attività dei frati scledensi, che hanno sempre tenuto un legame molto stretto con la comunità.

Le case dei cappuccini nel Veneto sono molto radicate e capillari. A Padova, Venezia, Treviso, Belluno vi sono almeno una ventina di oasi dedicate alla spiritualità. Ma la Curia provinciale, anche per la crisi delle vocazioni, sta facendo un lavoro di riorganizzazione della presenza. Da mesi si sapeva che la sorte del convento di Schio era segnata, ma tutti speravano che alla fine una soluzione per garantire la continuità si sarebbe trovata.

Invece, poco prima dell’estate l’ordine è arrivato. Con il 30 settembre il convento di Schio sarà chiuso e fra Dino, colpito nei giorni scorsi dalle mille attestazioni di stima e solidarietà, ha deciso il gesto francescano di togliersi il saio e restare in pantaloncini. La comunità scledense ha gradito. I suoi superiori un po’ meno.

Daniele Ferrazza

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