Ucciso a caccia, un milione di risarcimento
Uccise per sbaglio l'amico che era a caccia con lui: adesso dovrà pagare un risarcimento di un milione di euro. E' una sentenza shock per il mondo della caccia. L'incidente avvenne durante una battuta sui colli di Tarzo, in cerca di lepri e caprioli

Il capanno in cui è avvenuto l'incidente
TARZO. Sentenza choc per il mondo della caccia: 1 milione di euro di risarcimento a carico del cacciatore che uccise per sbaglio l'amico uscito in battuta con lui. La somma, che non ha precedenti, è stata decisa venerdì scorso dal giudice del tribunale di Conegliano: i danni sono stati riconosciuti alla madre, alla sorella, alla moglie, ai figli e anche ai nipoti della vittima. Angelo Fava morì dissanguato a 56 anni, il 27 settembre 2004 a Castelich di Tarzo.
Il giudice Susanna Menegazzi ha chiuso venerdì scorso con un'ordinanza anticipatoria della sentenza, la causa che si trascina da anni davanti al tribunale civile. Il tribunale di Conegliano ha condannato gli eredi del cacciatore Giuseppe Tonon di Tarzo (nel frattempo deceduto) a pagare in solido con la compagnia di assicurazione Aurora la somma-record di 1 milione di euro (comprese le spese) per la morte di Angelo Fava, ucciso da un colpo di fucile calibro 12. Il risarcimento è stato disposto a favore di tutti gli eredi della vittima, nipoti compresi. L'incidente di caccia si verificò alle 11.30 di domenica 27 settembre 2004. Angelo Fava era uscito, senza fucile, con un amico sulle colline di Tarzo, località Castelich, dove avevano sistemato un cannocchiale per l'avvistamento di lepri e caprioli. Poco dopo i due erano stati raggiunti da Giuseppe Tonon, 65 anni, anche lui di Tarzo.
Stando alle ricostruzioni fatte subito dopo la tragedia, l'ultimo arrivato si era chinato sul cannocchiale e Fava gli era arrivato alle spalle: a quel punto partì il colpo che recise tre dita dell'uomo andando poi a conficcarsi sulla coscia all'altezza dell'arteria femorale. Fava era morto in quattro minuti, malgrado i disperati tentativi degli amici di soccorrerlo. La Procura di Treviso, con il sostituto Francesca Torri, aveva aperto un'inchiesta per far luce sull'accaduto. Le prime deposizioni raccolte avvaloravano l'ipotesi del colpo partito accidentalmente. Nel frattempo anche Tonon morì (due mesi dopo, per infarto) e il procedimento penale si chiuse con un'archiviazione.
E' andata diversamente sul piano civile: gli eredi della vittima, assistiti dallo studio legale Gracis, hanno chiesto di andare avanti e davanti al giudice sono sono stati citati gli eredi di Tonon, assistiti dallo studio Broli e la compagnia di assicurazione rappresentata dallo studio Barolo. Venerdì scorso è arrivato il pronunciamento del giudice che ha firmato l'ordinanza (destinata a diventare sentenza entro 30 giorni).
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