Uccide il marito malato e tenta il suicidio
Cuoca padovana finisce agli arresti. Nei guai anche il figlio trovato con la droga in casa

Loretta Santinello e il marito Paolo Barotto; a destra, gli inquirenti vicino all’auto in cui l’uomo ha trovato la morte e la donna è rimasta intossicata
MONTEGROTTO.
Loretta Santinello, 54 anni a dicembre, residente a Due Carrare col marito Paolo Varotto 55 anni e il figlio Mauro, 26 anni, ha chiuso la lettera che stava scrivendo con «noi siamo già morti dentro». Poi, ha appoggiato i due fogli sul cruscotto. Al suo fianco, nell'abitacolo della Fiat Punto grigia parcheggiata dietro l'Hotel Imperial a Montegrotto, il marito Paolo invalido al 100%, pensionato, alcolista. Lui aveva già smesso di respirare.
Ucciso, forse da un mix di farmaci e dal monossido di carbonio trasportato da un tubo di gomma attaccato alla marmitta dell'auto accesa. Lei forse voleva, o voleva far credere, di aver scelto di morire accanto all'uomo con cui aveva condiviso una vita difficile. Ma non ce l'ha fatta o non è stata creduta. Ieri mattina, infatti, alle 6,45, una donna di Montegrotto che stava andando a lavorare, ha notato l'auto con i due corpi dentro. E chiamando i carabinieri ha dato la stura ad una tripla tragedia che si è rivelata con il suo fardello di dolore nel corso della giornata. Loretta Santinello, trasportata all'ospedale di Abano, poco dopo è stata sottoposta a fermo di pg con l'accusa di omicidio. Mentre il figlio Mauro è stato arrestato perché i carabinieri della Compagnia di Abano, cercando cartelle cliniche e documenti dei suoi genitori, hanno trovato nel sottotetto (posto sotto sequestro) dell'abitazione a Due Carrare una serra di cannabis, oltre a 50 grammi di marijuana pronta da fumare, 700 grammi di foglie, lampade per essiccare le foglie e due bilancini di precisione. Al giovane il pm Benedetto Roberti ha concesso gli arresti domiciliari nella casa di quegli zii «che ti vogliono così bene e a cui tu ti devi appoggiare», come aveva vergato sua madre con una penna blu sui fogli A4, una specie di testamento in cui Loretta Santinello ha lucidamente descritto come stava morendo il marito, lasciando al figlio le ultime volontà, che tuttavia riguardavano solo lui e il padre («ricordati di seppellirlo a Padova, vicino ai suoi cari»). Di sé, infatti, non ha scritto nulla. E non solo l'assenza di particolari disposizioni che la riguardassero, ma a far pensare agli investigatori che l'ipotesi dell'omicidio-suicidio non riuscito facesse acqua c'è soprattutto il fatto che arrivata in ospedale la donna non presentava (dopo gli esami del sangue) alcun avvelenamento di farmaci o da monossido di carbonio. Loretta Santinello, dopo essere stata trasferita in Psichiatria a Padova, nel pomeriggio è tornata ad Abano, piantonata dai carabinieri. Oggi sarà trasferita a Monselice e presa in carico dalla polizia penitenziaria. Mentre probabilmente martedì ci sarà l'autopsia sul corpo di Varotto: un esame che potrà cambiare e di molto la storia. Una storia, la loro, fatta di un legame antico che ha cominciato a disintegrarsi 13 anni fa quando a Paolo Varotto, operaio alla Baby Plast (ex Chicco) di Due Carrare, sposato con Loretta Santinello, inserviente nella mensa dell'istituto di riposo per anziani di Padova (in via Beato Pellegrino) viene diagnosticato un tumore all'intestino. L'uomo comincia la sua personale battaglia. Quattro anni fa i medici gli asportano l'intestino, Varotto si butta nell'alcol: è l'inizio della fine. Lui e la moglie cominciano a litigare per qualunque motivo, intervengono i servizi sociali, il Sert. Il figlio gira tutti i bar della zona di residenza pregando perché nessuno dia più da bere a suo padre, trovato poco tempo fa steso su una panchina di Due Carrare in coma etilico. E' in questo contesto che matura in Loretta Santinello l'idea dell'omicidio-suicidio. Quindici giorni fa la donna l'aveva finanche preannunciato al figlio. «Se dovesse succedere qualcosa a me e a tuo padre, fai affidamento sui tuoi zii che ti vogliono bene», aveva detto.
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