Tav, scelta entro giugno Lungo il tracciato 50 case

MESTRE. Una proposta “modificabile”, per ridurre le interferenze e dal ridotto impatto ambientale. Anche se interferisce con 50 abitazioni. Una comparazione tra vecchio e nuovo progetto che spetta «ora alla politica», ma che il commissario per la Tav Venezia-Trieste, l’architetto Bortolo Mainardi, vuole entro la fine di giugno. «Abbiamo concordato un percorso per condividere il progetto; entro 15 giorni i Comuni dovranno inviare le loro osservazioni in Provincia, poi avremo altri 60 giorni, per decidere quale sarà il tracciato definitivo entro il 30 giugno. Possiamo decidere, il 2015 è dietro l’angolo, ma l’opera non si realizza domani. In discussione poi non è la fermata all’aeroporto Marco Polo».
Ieri Mainardi con Rfi e Italferr (l’ingegnere Michele Marzano e Carlo Comin e la progettista della Spa, Donatella Fochesato) hanno presentato il progetto di pre-fattibilità del tracciato Tav da Venezia a Trieste. Un percorso diverso da quello litoraneo, depositato al Cipe, e che non piace ai sindaci del Veneziano. L’impressione è che quel progetto per la tratta aeroporto-Portogruaro verrà superato dalla nuova proposta, nonostante le criticità ora all’esame dei Comuni e della Provincia di Venezia che per bocca di Francesca Zaccariotto ritiene doverosa «una audizione dei sindaci in commissione Via».
La parola d’ordine è il raddoppio dei binari della linea storica, con un allargamento di 15 metri a nord del sedime ferroviario e lo spostamento a sud della vecchia linea per due chilometri a Mestre. Da Teglio Veneto la nuova linea correrà a fianco dell’autostrada A4. Il progetto interferisce con 50 abitazioni presenti lungo il tracciato, hanno detto i tecnici. Corposi dossier con percorsi, criticità e interferenze sono stati consegnati ieri a tutti i sindaci per le loro valutazioni.
E questo preoccupa l’assessore veneto Renato Chisso, che ha lasciato l’incontro per primo. «Con il quadruplicamento temo notevolissimi problemi di ordine sociale. Basta salire in treno e attraversare Marcon, Quarto, Meolo, Musile, San Donà, Ceggia e San Stino per capire l’impatto. Io esprimo la mia fortissima perplessità e ribadisco che avrei preferito il passaggio in galleria». Al vertice di Mestre si è anche capito altro: che la Tav in Veneto va chiamata più che altro “alta capacità” e che l’interesse è più sulle merci che sul trasporto dei passeggeri.
«Il nostro caso del Nordest d’Italia secondo me è soprattutto legato al problema delle distribuzione delle merci», spiega Mainardi, «le quali oggi arrivano in Europa via mare, imbarcate e sbarcate purtroppo quasi tutte nei porti del Nord Europa». La nuova linea insomma, è legata allo sviluppo dei porti di Venezia, Ravenna Trieste e della Slovenia.
Rfi e Italferr, prima di avviare il raddoppio di una linea ferroviaria oggi sfruttata per il 40 per cento per il traffico merci, annunciano la cosiddetta opzione zero. Comprende il ripristino della linea dei Bivi, lo svincolare il bivio Carpenedo dal collegamento per l’aeroporto (50 navette al giorno previste), la conferma della bretella dal bivio di Dese al Marco Polo, prevista dal progetto Sfmr ma non finanziata dal Cipe. San Donà diventerà stazione di alta capacità. E Mainardi lo dice chiaro quando segnala che «si prevede una velocità per i passeggeri con punte massime a 250 chilometri orari e qualcuno dovrebbe cortesemente avvisare che il brand No-Tav dalle nostre parti è fuori luogo, sbagliato e improprio». Ma i comitati dissentono in sala. Ora bisogna decidere e in fretta per non perdere i finanziamenti dell’Europa per gli anni 2014-2020. Quelli che servono a garantire il finanziamento di quest’opera.
Mitia Chiarin
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