«Statuto subito o ce ne andiamo»

Oggi giornata decisiva in Commissione a palazzo Ferro-Fini dopo il nulla di fatto dei mesi scorsi. Piccolo (Udc): «Ce la faremo». Il Pd minaccia di lasciare se non ci sarà un svolta immediata
VENEZIA. Statuto alla stretta finale. Dopo tre mesi di silenzio, oggi la Commissione speciale dovrebbe ultimare la lettura degli articoli, per passare, a fine settembre, alla votazione. Se così non fosse, annuncia il capogruppo del Pd Achille Variati, la coalizione di centrosinistra potrebbe decidere di abbandonare la Commissione consiliare: «Non intendiamo renderci complici di questo immobilismo» dichiara Variati richiamando all'ordine anche il presidente Giancarlo Galan. Solo martedì, presentando il progetto di autonomia differenziata, Galan aveva sollecitato per l'ennesima volta la Commissione a stringere i tempi. La fretta è dettata dalla necessità di presentarsi a Roma con una sorta di carta di credito, ovvero quello stesso Statuto il cui fallimento viene regolarmente rinfacciato alla giunta di palazzo Balbi, ogni volta che questa bussa per ottenere maggiore autonomia finanziaria. I tempi sono ancora più stretti se si considera che il ministro Lanzillotta ha detto di augurarsi che la norma sul federalismo fiscale venga approvata entro l'estate. «Galan non può chiamarsi fuori - precisa Variati - un presidente eletto per la terza volta dai cittadini a larga maggioranza non può smuovere le acque nella speranza che succeda qualcosa.


E soprattutto, in quest'ottica, non può avanzare pretese su Roma se non è in grado di mettere ordine a casa sua. In questo scenario la maggioranza non ha ancora le idee chiare sullo statuto autonomista - prosegue Variati - negli ultimi mesi i giochi si sono arenati sul difficile rapporto tra Forza Italia e Lega». Dopo l'ultima seduta erano rimasti sul tavolo i rapporti tra Regione ed enti locali, con la necessità di fare chiarezza sul modello scegliendo se centralizzare il potere amministrativo o optare, piuttosto, per una governance più complessiva. Da superare, quindi, il pregiudizio sulle Province, chiarendo, in particolare, la posizione del Bellunese, se e come attribuirgli cioè maggiori spazi di autogoverno. E ancora da discutere la forma di governo e la legge elettorale, senza trascurare il ruolo degli immigrati. «Nel momento in cui chiediamo al governo nuove funzioni - aggiunge il capogruppo del Pd - dobbiamo quindi essere in grado di dimostrare che sulle funzioni importanti siamo in grado di dare risposte migliori a costi non superiori. Stiamo parlando di statuto da 7 anni: mi sembra giunto il momento di dare un segnale, perseguendo un'intesa sostenuta da una larga maggioranza. Questo mi aspetto per andare avanti».


Più ottimista su questo fronte il presidente della Commissione Francesco Piccolo che con oggi conta di terminare la lettura dei 17 articoli restanti, calendarizzando l'approvazione per la terza settimana di settembre: «Negli ultimi mesi di apparente silenzio, abbiamo lavorato per dirimere alcune difficili divergenze - spiega il consigliere dell'Udc - a questo punto mi sembra che la situazione sia finalmente più fluida e si possa pensare di chiudere: i punti nevralgici da affrontare sono in tutto 3-4». La spaccatura all'interno della maggioranza sul ruolo delle Province sarebbe stata arginata proponendo un doppio binario che prevede che lo statuto offra una disciplina generale degli enti locali, affidando i dettagli ad una legge ordinaria: «Spetterà a quest'ultima entrare nel merito - chiarisce Piccolo assicurando il raggiungimento di un'intesa anche sulla questione bellunese - dal canto suo lo statuto si limiterà a modulare e indirizzare l'impegno. Una volta terminata la lettura, metterò all'ordine del giorno l'approvazione del documento. Chi non lo voterà si assumerà le sue responsabilità davanti ai veneti».

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