Staffetta tra tre ospedali salva la vita a un uomo di 77 anni
Lionello Daniele era stato dato per spacciato più volte dai medici, ma è sopravvissuto. Il paziente è stato seguito a Piove di Sacco, Mestre e al Sant’Antonio a Padova.
La figlia Barbara: «Una storia di buona sanità che ha restituito un padre alla sua famiglia»

Una triangolazione eccezionale quella che ha portato in fin di vita il padovano Lionello Daniele, 77 anni, in tre ospedali diversi del Veneto e a guarire nonostante più volte ai familiari fosse stato detto che non ce l’avrebbe fatta.
La coperta di questi tempi è super corta e il fenomeno delle liste d’attesa attanaglia la popolazione però, fortunatamente, bisogna dire che in materia di urgenze la risposta sul territorio c’è. Lo sa bene la famiglia Daniele che dall’oggi al domani ha vissuto una vera emergenza con il proprio caro.
Il racconto della figlia
«Mio papà» racconta la figlia Barbara, «era ricoverato a Piove di Sacco e lì si è ritrovato ad affrontare una situazione a rischio per colpa di un’emorragia interna, per la quale è stato portato in sala operatoria alcune volte. Dopo diversi interventi hanno pensato di mandarlo intubato a Mestre, all’Ospedale dell’Angelo».
Al nosocomio mestrino dopo diverse embolizzazioni, vista la gravità della situazione, hanno convocato nuovamente la famiglia per avvisare che Lionello non ce l’avrebbe fatta. «A Mestre ci hanno detto come estrema soluzione era necessario un intervento particolare e a quel punto siamo stati indirizzati all’ospedale Sant’Antonio di Padova, dove papà è stato accolto in terapia intensiva dalla dottoressa Marina Munarie operato dal direttore di chirurgia generale Giacomo Sarzo».
Contrariamente a quanto pronosticato in precedenza, grazie alla staffetta tra gli ospedali veneti, il paziente, con il supporto del Suem 118 di Padova del direttore Andrea Paoli, ce l’ha fatta e dopo 60 giorni di terapia intensiva è finalmente “tornato” a vivere.
Il ritorno alla vita
«La decisione di metterci la faccia e di raccontare quello che per noi è il frutto di umanità e professionalità è nata come esigenza non solo per ringraziare tutti i sanitari per il supporto, gli abbracci e la dedizione al lavoro» tiene a sottolineare a Barbara Lionello, «ma anche per divulgare una storia di buona sanità, che ha restituito a una famiglia un padre e alla comunità un volontario della Protezione civile. Un plauso al dottor Davide Pernice ortopedico di Piove di Sacco, a Umberto Montin direttore della Chirurgia di Mestre e all’endoscopista Francesco Ferrara: ogni professionista della sanità che abbiamo incontrato in questa lunga vicenda ha contribuito a salvare il nostro caro» conclude con riconoscenza la donna. —
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