"Stafa il regista della strage"
Le motivazioni dell'ergastolo per Gorgo al Monticano

LUCIA COMIN E IL MARITO GUIDO PELLICIARDI TROVATI ASSASSINATI NELLA DEPENDANCE DELLA VILLA DURANTE DOVE LAVORAVANO COME CUSTODI, ACCUSATI DELL'OMICIDIO NAIM STAFA (nella foto), ALIN BOGDANEANU E ARTUR LESHI (SUICIDATOSI IN CARCERE)
Naim Stafa è il regista del massacro dei coniugi Pelliciardi, Alin Bogdaneanu, col suo attivismo, ha fornito un apporto determinante all’eccidio. E anche se nessuno dei due uomini era dentro la casa dei custodi di villa Durante, entrambi hanno però accettato come altamente probabile l’uccisione di marito e moglie. Queste le motivazioni, depositate sabato scorso, con cui il giudice Elena Rossi ha condannato Stafa all’ergastolo e Bogdaneanu a 20 anni di reclusione.
Motivazioni molto attese quelle del giudice Elena Rossi da parte del collegio della difesa. Che ieri ha confermato il ricorso in appello. Il giudice, nelle 40 pagine dell’atto, ha ripercorso le tappe del delitto e quelle dell’indagine, tracciando poi profilo e responsabilità degli imputati.
Naim Stafa.
Stafa, scrive il giudice, ha sempre mentito. Emerge, secondo il magistrato, la sua posizione dominante: «E’ lui che comandava, abituato a sfruttare la prostituzione di donne verso le quali usava anche particolare violenza, dedito anche ad altre attività illecite quali la cessione di sostanze stupefacenti e reati contro il patrimonio. Lo spessore criminale del predetto e le conoscenze acquisite lo portano anche a coordinare e dirigere le attività illecite poste in essere dal fratello Bedri Stafa e da Martin Dervishi (...). Scaltro, dice subito che i telefoni permetteranno di accertare che lui non era presente sul luogo del fatto, dimostrando conoscenza in materia di tabulati telefonici». E’ Stafa, prosegue il magistrato, che procura la coca facendola assumere ai suoi complici prima della rapina, è lui che fa un ampio giro di perlustrazioni».
Alin Bogdaneanu.
La condotta di Bogdaneanu, sostiene il magistrato, deve essere ricondotta nell’alveo del concorso nei reati contestati «in quanto egli ha fornito un apporto materiale determinante per la commissione dei delitti costituito dal fornire indicazioni e informazioni in merito all’obiettivo da colpire, nel prendere parte ai ripetuti sopralluoghi, nel fornire la propria auto, nel lasciare ai complici la piena disponibilità dell’abitazione, nell’adoperarsi a cancellare le tracce che conducessero ai correi. Inoltre proprio l’utilizzo del postamat, il lavaggio degli abiti e la dispersione delle armi e degli oggetti dei deceduti, confermano l’adesione preventiva al piano criminoso». Tutto ciò, spiega il giudice Rossi, dimostra l’attivismo di Bogdaneanu e la sua piena adesione al proposito criminoso».
Artur Lleshi.
Per il giudice, l’albanese che si è suicidato in cella, è l’unico ad aver detto la verità. Mente solo in un caso, afferma il gup, quando sostiene la presenza di Stafa in casa, nascondendo così l’identità del quarto uomo. Lo fa, prosegue, «per paura che i suoi familiari potessero essere oggetto di ritorsioni (...) Ciò fino a quando il peso del rimorso lo porta a dire la verità e a togliersi le vita».
Il dolo.
Stafa e Bogdaneanu, secondo il magistrato, pur non avendo materialmente ucciso i coniugi Pelicciardi, hanno accettato come altamente probabile tale evento (dolo diretto). Di qui la severa condanna.
La direttrice delle Poste.
Nel riepilogo delle fasi delle indagini il magistrato cita il ruolo decisivo della direttrice delle Poste di Gorgo: è stata lei, spontaneamente, dopo l’eccidio dei coniugi, a controllare i movimenti del conto dei Pelliciardi scoprendo il tentativo di prelievo: un elemento che ha dato slancio alle indagini.
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