Spaccio gestito da una donna, sei arresti in Veneto
Il vasto giro di clientela si estendeva su gran parte del territorio delle province di Treviso, Padova e Belluno. Il modus operandi adottato dall'organizzazione nell'attività di smercio, si legge ina una nota, era caratterizzato da rapidi incontri con i vari clienti-acquirenti, in luoghi sempre diversi e inusuali quali centri commerciali e bar

Il materiale sequestrato dalla Guardia di Finanza
TREVISO.
Madre di tre figli, professione spacciatrice. Anzi, vero e proprio capo di un’organizzazione di sei persone, una filiera della droga che partiva dal Nordafrica per arrivare fino a Montebelluna e Caerano San Marco, via Padova. Spacciavano ovunque: in casa, nei bar, persino al pronto soccorso dell’ospedale di Montebelluna.
A sgominare la banda ci ha pensato la guardia di finanza di Treviso: sono finiti in manette in sei, due donne e quattro uomini. Il “capo” era lei, Loretta Bonora, 41 anni, residente a Caerano, madre di tre figli tutti minorenni (la più piccola ha pochi mesi). I suoi due complici nello spaccio sono Paolo Tomà, 42 anni, pregiudicato, e la cugina di Loretta, Elisabetta Simeoni, 33 anni. I tre sono stati fermati di ritorno da Ponte di Brenta, in provincia di Padova, dove avevano appena fatto “rifornimento” di eroina da spacciare nel Montebellunese. Le due donne sono ora agli arresti domiciliari. Una misura restrittiva più leggera rispetto al carcere per non lasciare incustoditi i figli: anche Elisabetta, infatti, è madre. Paolo Tomà invece è in carcere, così come gli altri tre arrestati di questa vicenda, i tre pusher tunisini dai quali Loretta e i suoi complici acquistavano l’eroina.
Il traffico di droga messo in piedi da Loretta era imponente: gli uomini della finanza hanno stimato introiti per circa diecimila euro al mese negli ultimi diciotto mesi. Ora le indagini su questo fronte proseguiranno anche a fini fiscali: i proventi dello spaccio, seppur illeciti, saranno tassati. Il giro di clientela si estendeva su gran parte del territorio delle province di Treviso, Padova e Belluno. La banda organizzava rapidi incontri con i clienti in luoghi sempre diversi. Tra questi anche l’ospedale.
La guardia di finanza ha ribattezzato l’operazione «X Five», e il motivo è semplice: la donna per i propri spostamenti utilizzava una Bmw X5 di colore blu metallizzato. Molto spesso portava al suo seguito l’anziana madre e la figlioletta di pochi mesi. I canali di approvvigionamento dello stupefacente erano costituiti da cittadini di origine nordafricana operanti a Padova e Ponte di Brenta. Il blitz delle fiamme gialle è scattato a seguito dell’ennesimo contatto emerso dalle intercettazioni telefoniche tra la donna e i suoi fornitori. Gli uomini della finanza a quel punto hanno bloccato l’auto con a bordo Loretta Bonora, Elisabetta Simeoni e Paolo Tomà. Nell’auto sono stati trovati circa 150 grammi di eroina, che sul mercato dello spaccio ha un valore commerciale di oltre cinquemila euro.
L’attività di controllo è stata poi estesa anche all’abitazione del fornitore, un cittadino tunisino clandestino, arrestato poi assieme ad altri due suoi connazionali. Oltre a quei 150 grammi di eroina sono stati sequestrati l’auto, due bilancini di precisione, nove telefoni cellulari (con undici schede sim) e quattromila euro in contanti. Oltre ai sei arrestati, sedici clienti sono stati segnalati alle prefetture del territorio di residenza come consumatori.
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