Sanità commissariata, Gobbo frena Zaia
Bond (Pdl) solleva forti obiezioni e il capo della Lega sentenzia: «Calmo, Luca, calmo... »

Gian Paolo Gobbo e il governatore Luca Zaia; in alto Dario Bond e Domenico Mantoan
TREVISO. «Calmo Luca, calmo... ». Tre parole, pesanti come il piombo, quelle pronunciate da Gian Paolo Gobbo per frenare il progetto di commissariamento della sanità regionale coltivato dal governatore Zaia. Tant'è. All'altolà del padre-padrone della Lega veneta - riferiscono i presenti - il destinatario ha reagito allargando le braccia e, malcelando l'irritazione, ha preso commiato.
La cornice, mangereccia, era quella del ristorante di Villorba prediletto dai "padani". Intorno al tavolo, anche il capogruppo leghista Federico Caner e un nutrito drappello di pidiellini: il numero due di Palazzo Balbi Marino Zorzato, il coordinatore Alberto Giorgetti, il capogruppo in consiglio Dario Bond e il vice Piergiorgio Cortelazzo. Fitta l'agenda della discussione, con tre argomenti cruciali: le alleanze in vista del voto amministrativo con i nodi - rimasti irrisolti - di Treviso, Rovigo e Chioggia; il punto sull'attuazione del programma, dove Statuto e nuova legge elettorale richiedono un'accelerazione; e il delicato dossier della sanità che - da solo - assorbe l'80% dei fondi del bilancio veneto.
Su quest'ultimo punto, sollecitato da Bond, Zaia ha ricapitolato la sua strategia. A fine mese - tirate le somme - la Regione eviterà di ripianare i conti deficitari delle Usl con risorse proprie, innescando così la procedura di commissariamento prevista dal Patto per la Salute. Il Governo nominerà lo stesso Zaia commissario ad acta, dotandolo di poteri straordinari per attuare il risanamento di bilancio; con due conseguenze immediate, previste per legge: la reintroduzione dell'addizionale regionale sull'Irpef - abrogata dal governatore Galan nell'ultimo scorcio del suo mandato - elevata al tetto massimo del 9 per mille ed estesa a tutti i redditi; e la decadenza dall'incarico dei manager - direttori generali, sanitari e amministrativi - delle aziende. La tassazione suppletiva durerà il tempo necessario a sanare il «rosso» ma saranno gli amministratori - d'intesa con il segretario della sanità Domenico Mantoan - a stabilire il calendario di abbattimento del debito. In altre parole: stimato il gettito Irpef in 130 milioni annui, un piano triennale di rientro frutterebbe alle casse della Regione un surplus di entrate vicino ai 400 milioni. Abbastanza per eliminare il deficit e avviare investimenti strutturali (nuovo polo ospedaliero di Padova, in primis) al momento impensabili. Non è tutto: il rinnovo automatico dei vertici aziendali consentirebbe anche la rimozione dei manager - non sono molti, in verità - ritenuti inadeguati.
Questo il quadro tracciato dal governatore, al quale però Dario Bond ha rivolto un'obiezione sostanziosa: il bilancio 2011 della sanità si candida a migliore dell'ultimo decennio, grazie ai risparmi e ai tagli che hanno ridimensionato il debito a una sessantina di milioni. Un'inezia a fronte degli 8 miliardi e mezzo di spesa. Come giustificare, allora, una deriva commissariale? E ancora: perché ipotizzare la rimozione generalizzata dei manager se questi hanno collaborato attivamente al miglioramento dei conti, tanto da meritare il plauso dello stesso Zaia? Tesi non peregrine, commentate con un sorriso sornione da Gobbo: «Attento Luca, Bond è furbo. Meglio che stai calmo... ». Il messaggio, neanche tanto cifrato, allude al valzer delle poltrone: sui futuri direttori (che gestiscono soldi e risorse umane) non c'è un accordo nella Lega. Gobbo l'ha rimarcato. Luca Zaia ne ha preso atto.
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