Romea, la strada della paura: racconti di chi ci lavora, ci vive e la percorre ogni giorno
I racconti di chi tocca con mano quotidianamente la pericolosità della strada: «A ogni schianto mortale arrivano le promesse ma da decenni è tutto uguale»

C’è chi ci lavora, chi ci vive, chi la percorre ogni giorno, chi la evita per timore. Le storie di chi convive con la Romea raccontano sfumature diverse, spesso segnate dai drammi degli incidenti, dei rallentamenti conseguenti o dei cantieri con inizi certi e epiloghi purtroppo meno tassativi.
La Romea, con i suoi 144 chilometri a cavallo di due regioni e sei province, per molti è una maledizione: una strada fra le più pericolose d’Italia, con un tasso di incidenti gravi che giustifica il nome sempre più usato di “strada della morte”.
Lo sanno bene i pendolari da Mestre, Padova, Chioggia, spesso prigionieri per ore in auto o in pullman perché non ci sono strade alternative; lo sanno gli autotrasportatori, che la percorrono a tratti e spesso si sentono accusati di essere una delle concause di incidenti; lo sanno i parenti delle vittime.
Il restauratore
Nei giorni successivi agli schianti, tutti protestano, suggeriscono ricette per ridurre la pericolosità, ma il sentimento predominante è l’impotenza e la rassegnazione. «La velocità è spesso la causa principale degli incidenti», racconta Nicola Veronese che assieme al fratello gestisce l’azienda fondata dal padre negli anni Sessanta, Arc Restauri, a pochi metri dall’incrocio semaforico di Valli, sulla Romea.
«In questi decenni ne abbiamo viste di tutti i colori. Tamponamenti, incidenti sfiorati e purtroppo anche mortali. I nostri clienti ci dicono spesso che hanno paura a percorrerla e noi suggeriamo di non attraversare mai dalla corsia opposta per venire da noi, ma di fare qualche metro in più e invertire la direzione alla rotonda che c’è prima di Conche. L’incrocio semaforico non ha risolto i problemi, quando è lampeggiante e soprattutto di notte, nessuno rallenta. Servirebbe un autovelox, forse. Ci vengono i brividi quando vediamo i ragazzini che per tagliare qualche metro e raggiungere la fermata del bus, camminano tra il guardrail e la strada, con i camion che passano rasenti».
Regione, Anas e ministero delle Infrastrutture hanno avviato il confronto per la variante Mestre-Ravenna che dovrà alleggerire il traffico della Romea, ma i tempi non saranno veloci.
Al momento non esiste ancora il tracciato e una volta individuato si aprirà la lunga fase di progettazione. Nel mentre da più parti si invocano provvedimenti per deviare i camion in autostrada e l’accelerazione degli interventi di manutenzione straordinaria.
La ristoratrice
«Da quando ho memoria ho sempre visto incidenti», racconta Annamaria Michelotto, titolare storica del ristorante Volpin, «ne ricordo uno bruttissimo, di quando avevo cinque anni, con un uomo che stava attraversando a piedi, è stato centrato da un’auto e sbalzato per metri. Ne vediamo tanti, direttamente, e altri ci vengono raccontati dai nostri clienti. Sempre se arrivano perché ad esempio nelle ultime settimane con gli incidenti di Rosara nessuno è riuscito a arrivare. Con la realizzazione dell’incrocio semaforico, nel nostro tratto, le cose sono migliorate, ma ora attendiamo la rotonda. I lavori sembravano sempre imminenti ma non sui muove nulla».
La benzinaia
Cosa significhi lavorare ogni giorno lungo la Romea lo racconta anche Cristina Zennaro titolare da più di 10 anni del distributore Tamoil che si trova fra Giare e Dogaletto di Mira. Distributore prima gestito dai suoi genitori e che ora conta tre dipendenti.
«Il distributore ha un bar che serve 400 colazioni e 500 caffè ogni giorno; ci si alza alle 4,30 del mattino dal lunedì al venerdì e si va avanti, a turni, fino alle 8 di sera. Di qui passano e si fermano quasi tutti. Purtroppo questa strada è lastricata di croci.
L’ultimo incidente mortale che è capitato proprio davanti al nostro distributore è quello in cui è morta qualche mese fa una giovane musicista di Camponogara uscita di strada con la sua auto. Ricordo poi, quello che, qualche anno fa stava cercando di attraversare la Romea a piedi, ed è stato centrato da un’auto ed è finito davanti l’area di sosta del nostro piazzale: una scena terribile. Un altro orrendo incidente che ricordo, ma questo è di qualche decennio fa, è quello in cui a causa di uno scontro morirono in un rogo all’interno dell’auto padre e figlio di Camponogara titolari di una macelleria che si stavano recando a Mestre. Scene che non si potranno mai dimenticare, ti restano dentro per sempre».
Per Cristina Zennaro la Romea ormai è talmente ingolfata che per creare incolonnamenti non servono nemmeno più gli incidenti.
«Ogni mattina, da quando è stato messo il semaforo all’incrocio a Malcontenta, si creano code chilometriche fino all’incrocio di Lughetto di Campagna Lupia. Quando ci sono ingorghi si lavora male, per ore non si fa nulla poi, all’improvviso, centinaia di persone si riversano per fare colazione o prendere un panino. La strada poi è buia e, d’inverno, è spesso immersa in una fitta nebbia. Va detto, tra l’altro, che il 60 per cento di chi si ferma qui è pendolare della zona. L’altro 40 per cento è formato da camionisti».
Ultimo dettaglio che dettaglio non è. Zennaro spiega che fra i problemi della strada, ci sono pure i ladri. «Le notti d’estate» chiude la titolare «è capitato che chi facendo benzina, ha avuto la brutta sorpresa di essere derubato».
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