Rissa di via Piavesella, quattordici indagati

La questura di Treviso usa il pugno di ferro contro i protagonisti della maxi-rissa di domenica pomeriggio. Una vera guerriglia urbana tra i rom della famiglia Durdevic e alcuni africani della Guinea
Quattordici persone indagate per rissa aggravata, tre avvisi orali a carico di altrettanti rom pregiudicati (tra i quali una donna). La questura di Treviso usa il pugno di ferro contro i protagonisti della maxi-rissa di domenica pomeriggio in via Piavesella. Una vera guerriglia urbana tra due bande: da una parte i rom della famiglia Durdevic, dall'altra un gruppo di africani della Guinea.


Oltre ai tre avvisi orali ai rom pregiudicati (una sorta di "cartellino giallo" che precede eventuali restrizioni alla libertà), la questura ha inviato un'informativa all'Ater, l'azienda che gestisce e assegna gli alloggi popolari nei quali vivono le persone coinvolte nella rissa. Lo scopo è chiaro: valutare se, a termini di regolamento Ater, le persone denunciate possano essere sfrattate. Per gli africani, tutti incensurati, la questura valuterà l'eventuale revoca del permesso di soggiorno. Un pugno di ferro al quale si aggiungerà un giro di vite dal punto di vista della prevenzione: volanti e polizia locale, terranno d'occhio la zona con maggiore attenzione.


Il bilancio è di quelli tosti: cinque feriti a referto medico, il più grave dei quali ha rimediato una prognosi di quindici giorni. La rissa di domenica pomeriggio ha coinvolto "ufficialmente" quattordici persone: otto rom (ben cinque donne tra di loro) e sei africani.


Un conflitto covato da tempo ed esploso per una pozza d'acqua, quella in cui, a detta della famiglia rom Durdevich, una famiglia (Sidibe) di guineani gettava i propri rifiuti. Nei mesi che hanno preceduto la rissa di domenica ci sono state due segnalazioni per schiamazzi, una per un diverbio fisico, decine di sopralluoghi delle forze dell'ordine per sedare lamentele e litigi. Sono stati due gli stranieri portati all'ospedale, vari quelli medicati sul posto per escoriazioni o contusioni, una ventina di uomini delle forze dell'ordine per riportare la calma. Sono arrivati a sirene spiegate volanti della questura, carabinieri, auto della polizia e tre ambulanze. Le forze dell'ordine hanno dovuto faticare un bel po' per placare le ire dei rissaioli: non è certo bastato il risuonar di sirene per farli desistere. Per capire lo "spessore" dei coinvolti basta leggere la sfilza di precedenti penali a carico di alcuni di loro: estorsione, lesioni, resistenza, minacce.

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