Ricatto con la sexy-segretaria, confessa l'avvocato Giordano
Interrogatorio davanti al Gip per Adele Giordano e il marito Alfonso Romano, i due trevigiani coinvolti nella sexy-estorsione nei confronti di un imprenditore di San Marino. Davanti al giudice la donna ha reso una confessione piena, seppure sofferta. Il ricatto sarebbe derivato da un incontro hard dell'imprenditore con una segretaria compiacente

Il palazzo dove c'è lo studio di Adele Giordano
TREVISO. Una confessone piena, senza reticenze e senza silenzi. L’avvocato trentanovenne Adele Giordano, interrogata ieri mattina in sede di udienza di convalida per il sexy-ricatto ai danni di un imprenditore sanmarinese, ha ammesso tutto. Settantamila euro la somma che avrebbe percepito per la sua «mediazione». Il marito Alfonso Romano è rimasto invece in silenzio.
La confessione.
Adele Giordano, penalista conosciuta a Treviso anche perché ha seguito due casi di omicidio, è comparsa ieri in aula stravolta: il viso segnato dal pianto e dalle notti insonni nel carcere di Belluno. Maglia scura e pantaloni chiari, capelli raccolti in una coda, la professionista ha parlato. Assistita dall’avvocato Roberto Nordio, ha ammesso tutto. «Ho sbagliato», ha detto. «Non ci sono state né reticenze, né silenzi. Una confessione sofferta», ha spiegato il legale.
Il compenso.
Ma perché un giovane avvocato butta all’aria la carriera, la propria vita e quella della famiglia prestandosi a un ricatto? «Obnubilazione mentale», risponde il difensore. Un gesto di follia, forse. Ma anche altro: 70 mila euro, la somma che la donna avrebbe ricevuto dal cliente sanmarinese Massimo Micheloni se avesse assolto a questo incarico. Micheloni era un cliente molto importante per la professionista, uno di quelli che le dava tanto lavoro e che pagava bene. «Avvocato devo recuperare 600 mila euro che mi hanno fregato», avrebbe detto Micheloni spiegandole il tipo di «mediazione». Giordano avrebbe prima rifiutato e lui avrebbe minacciato di scegliersi un altro legale per quell’affare e per tutti gli altri. Lei, temendo di perdere il maggior introito dello studio, avrebbe infine accettato.
Le intercettazioni.
Da quel momento Adele Giordano diventa la «portavoce» di Micheloni. E’ lei che parla con la vittima, l’imprenditore P.R., l’uomo più ricco di Romagna che, di fronte al ricatto (denaro in cambio di un video hard di lui con una ragazza), avverte la Finanza mettendo in moto l’inchiesta. «I giornali sono disposti a pagare 500 mila euro per questo materiale», lo avverte l’avvocato Giordano. E’ la frase intercettata. Che la incastra.
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Lo stile Corona.
La professionista non chiede denaro, ma lascia intendere che il materiale può essere divulgato dalla stampa. E’ il «metodo-Corona», così come è stato illustrato nel processo contro il paparazzo più famoso d’Italia (per qualche tempo socio in affari di Micheloni) accusato di aver ricattato svariati vip. Non c’è un esplicita richiesta di soldi: meglio però recuperare le sexy-immagini prima che divengano pubbliche. Il cellulare dell’avvocatessa è sotto controllo, così come il telefono dello studio dove ci sono anche delle cimici. P.R. finge di cedere: dopo essere stato una prima volta a Treviso, nello studio di via Pisa, e aver visionato il materiale, accetta di pagare. Quattrocentomila euro la somma inizialmente richiesta, 160 mila la cifra consegnata venerdì scorso in via Pisa, pochi istanti prima del blitz della Finanza.
Il marito.
Quando le Fiamme Gialle entrano nello studio trovano nella stanza accanto il marito Alfonso Romano, maresciallo dell’Aeronautica. L’uomo, difeso dall’avvocato Stefano Pietrobon, si è avvalso ieri della facoltà di non rispondere. Lui comunque sostiene di non c’entrare: era lì - assicura la difesa - perché la moglie gli aveva prospettato un recupero crediti difficile e aveva chiesto la sua assistenza. «Troppo provato psicologicamente per parlare - ha detto ieri il difensore - Soprattutto dopo aver incrociato la moglie in tribunale». Lei lo ha scagionato. Il gip Maras ha convalidato gli arresti.
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