Ribaltone alla Banca di Monastier, arriva Caverzan

Sfiduciato il presidente Claudio Bin, il consiglio sceglie Donatello Caverzan: ribaltone e polemiche alla Banca di Monastier, il secondo istituto di credito cooperativo della provincia di Treviso. E' finita con sei consiglieri di amministrazione su 11 che hanno sifudciato l'ormai ex presidente
La sede della Banca di Monastier
La sede della Banca di Monastier
MONASTIER. Ribaltone alla Banca di credito cooperativo di Monastier e del Sile. Il presidente Claudio Bin, 51 anni, da dieci alla guida del secondo istituto bancario di credito cooperativo trevigiano, è stato sfiduciato da sei consiglieri di amministrazione su undici. In serata l'elezione del nuovo presidente: è Donatello Caverzan, farmacista di Dosson.


Il terremoto l'altra sera, durante una riunione del consiglio di amministrazione convocata per approvare la relazione semestrale della Banca, peraltro dai contorni molto positivi. Il consigliere di amministrazione Riccardo Zanchetta ha chiesto la parola e, in pochi istanti, ha gelato un incredulo presidente: «I conti vanno bene, ma è arrivato il momento di cambiare la guida della banca per ragioni di opportunità».


Il blitz, in realtà, era stato preparato con cura nonostante la situazione di bilancio sia assolutamente rassicurante. Forse l'ultimo a saperlo era proprio il presidente, che prima dell'inizio della seduta aveva preso il caffè insieme ai «rivoltosi». Oltre a Zanchetta, altri cinque consiglieri - Donatello Caverzan, Giancarlo Buscato, Francesca Zanatta, Adriano Pellin e Giampaolo Codato - si sono schierati per la richiesta di dimissioni del presidente, facendo scendere il gelo nella sala dov'era presente anche il direttore generale Giandomenico Bianchin.


I toni poi si sono surriscaldati, tra scambi reciproci di accuse del tenore: «Traditori», «Non è questo il modo», «Ne vedremo delle belle». All'apice della animata discussione, Claudio Bin ha dichiarato le proprie dimissioni ed è uscito dalla sala del consiglio, lasciando agli altri consiglieri a lui fedeli Millo Tallon, Antonio Barbisan, Giuseppe Porcellato e Aldo Donato continuare la discussione, che tuttavia ha deciso di rinviare di qualche ora l'approvazione della semestrale.


«Cambiare è una scelta dettata dal buon senso» commenta il giorno dopo Riccardo Zanchetta. «Nel dettaglio parlerà il nuovo presidente, se riterrà».

Il ribaltone non è piaciuto all'ormai ex presidente Claudio Bin, imprenditore nel settore tessile che proprio recentemente ha ceduto la propria attività: «Sono incredulo. Ho chiesto formalmente i verbali della seduta perchè non capisco le ragioni di tale decisione. Dopo tutto quello che ho fatto, potevano almeno riservarmi trattamento migliore. Stiamo parlando della dirigenza di una banca, non di una associazione di volontariato».


Il consiglio di amministrazione è tornato a riunirsi nella serata di ieri, con l'obiettivo di eleggere il nuovo presidente nella figura dell'attuale vicepresidente, il farmacista di Dosson Donatello Caverzan. Sarà con tutta probabilità lui a gestire questa delicata fase di transizione fino alla prossima assemblea, prevista per l'aprile del prossimo anno. La preoccupazione è che Claudio Bin si metta di traverso alla nuova dirigenza con l'obiettivo di ripresentarsi candidato all'assemblea dei soci.


Entrambe le cordate, tuttavia, fanno sapere che la decisione di defenestrare Claudio Bin è legata alla situazione dell'ex presidente e non a situazioni economiche nascoste nel bilancio: «I conti sono in ordine - conferma la struttura dell'istituto - e anche la semestrale è positiva per noi».


Claudio Bin era presidente dal 2000, l'anno della fusione tra la Banca di credito cooperativo di Monastier e la Banca di credito cooperativo del Sile. Con questo ribaltone torna a prevalere l'area - anche geografica - più vicina alla storica zona d'influenza della Banca del Sile, considerata «più trevigiana». Mentre Bin era espressione di San Biagio, da sempre la filiale più reddittizia dell'istituto di credito.


Il terremoto alla Banca di Monastier e del Sile ha messo a rumore l'intera struttura e gli ambienti economico-finanziari dell'hinterland trevigiano: la preoccupazione dei dipendenti e dei soci è solo in parte spazzata dalle rassicurazioni che la direzione generale si affretta a distribuire, assicurando che «non esistono scheletri negli armadi» e che la gestione è assolutamente sana e redditizia. Esauriti gli ultimi tentativi di mediazione, spetterà ora al nuovo presidente rassicurare soci e collaboratori della banca. Ma è certo che il ribaltone di lunedì 13 sarà ricordato a lungo nelle stanze del piccolo ma aggressivo istituto di credito trevigiano.

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