Replay in crisi, cento licenziamenti in arrivo
Il fatturato dell’azienda è calato di 100 milioni negli ultimi due anni

Cento licenziamenti alla Replay. Gaetano Sallorenzo, amministratore delegato del gruppo Fashion Box di Asolo, lo ha comunicato ai sindacati: ci sono circa cento lavoratori in esubero sui quasi quattrocento in organico. Uno su quattro, insomma, perderà il posto. Dopo la cassa integrazione, che attualmente sta toccando a rotazione circa trecento lavoratori, la crisi del marchio del jeans fa un pericolosissimo passo in avanti.
Per i lavoratori non si può dire che si tratti di un fulmine a ciel sereno: i venti di crisi soffiano per tutti, e il settore dell’abbigliamento è particolarmente esposto. Fashion Box non fa eccezione, anzi: secondo quanto riferito dall’amministratore delegato ai rappresentanti sindacali, il fatturato del gruppo asolano sarebbe precipitato di circa un centinaio di milioni di euro negli ultimi due anni. Nel 2006 il volume d’affari era stato di 353 milioni, il 2009 potrebbe chiudersi sotto i 250 milioni. L’azienda sceglie la strada del silenzio, così come ha fatto negli ultimi mesi in merito alle ipotesi di cessione di una quota del pacchetto azionario (anche il 51%, secondo alcune indiscrezioni). Ma i lavoratori non ce la fanno più, e vogliono sapere quale sarà il loro destino.
Nei prossimi giorni i lavoratori si attendono notizie più dettagliate sul pesantissimo piano di esuberi prospettato dall’azienda. Negli stabilimenti di Casella d’Asolo, oltre al quartier generale e all’amministrazione della galassia di marchi che ruotano attorno a Replay, c’è anche un reparto produttivo (prototipi, modelleria, ufficio stile). E’ proprio questo il reparto che potrebbe subire la sforbiciata più pesante, ma anche tra gli impiegati sono previsti pesanti esuberi.
Da inizio ottobre oltre trecento addetti della sede asolana sono in cassa integrazione ordinaria a rotazione: lavorano 32 ore la settimana invece delle 40 di rito. In pratica, a turno, restano a casa il lunedì e il venerdì. I timori riguardano, oltre alla crisi di ordini che ha minato il fatturato, anche il futuro dell’azienda: cosa succederà se davvero la famiglia Dametto Buziol dovesse cedere la maggioranza del pacchetto azionario? Da mesi sono in corso trattative per l’ingresso nella compagine di un fondo, le ultimi voci davano in pole position uno olandese.
I primi timori pesanti sono arrivati a marzo, quando lo storico (per 18 anni) amministratore delegato e vicepresidente, Marco Bortoletti, ha deciso di lasciare. Una mossa che ha spiazzato e ha sollevato molti interrogativi. I numeri sulla picchiata del fatturato hanno fatto un po’ chiarezza, non certo in senso positivo. La comunicazione dei cento licenziamenti imminenti ha fatto il resto.
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