Prof incastra spacciatori, nove in manette
Banda di spacciatori stroncata grazie al coraggio dell'insegnante. Settanta i clienti segnalati, tutti tra i 16 ed i 23 anni

TREVISO.
Quelle confidenze fatte dai suoi studenti da giorni gli avevano tolto il sonno. Ci pensava in continuazione ai ragazzi in balia di spacciatori. «I nostri compagni di scuola frequentano due spacciatori. Si incontrano spesso a Montebelluna. E non ci sono solo loro. Sono in tanti a rifornirsi di ecstasy». Difficili da affrontare, quanto da dimenticare, quelle confidenze. Ma quando ha visto i poliziotti con i cani antidroga entrare nella sua classe per una delle ispezioni di routine, ha raccolto tutte le sue forze e lo ha avvicinato.
Era febbraio di quest’anno. E’ partita così, dal coraggio di un professore di un istituto superiore di Treviso che si è rivolto alla polizia, una delle inchieste più delicate condotte dalla squadra mobile trevigiana e che ha portato a smantellare un’organizzazione di spacciatori di ecstasy e hashish. Un giro di affari tra Treviso, Padova e Venezia: migliaia le pastiglie smerciate ogni settimana ai giovanissimi. I locali notturni e le discoteche erano i posti preferiti per acquistarla. Dai verbali dei ragazzi emerge che la comperavano al «Fresh and Fruits» di Padova, al «Muretto» di Jesolo, il «Tag» di Mestre, l’«Area City» e il centro sociale a Marghera, il «TNT» a Portogruaro erano luoghi in cui potevano trovare ecstasy e hashish.
Un commercio che, secondo gli investigatori, avveniva completamente all’oscuro dei titolari e dei gestori. Tutti estranei all’inchiesta. Nove le misure cautelari eseguite ieri mattina, altrettante le persone indagate, ma a far rabbrividire sono i ragazzi che sono stati segnalati come consumatori alla Prefettura, nell’ambito di quest’unica inchiesta: sono una settantina, di età compresa tra i 16 e i 23 anni. Ma altri trenta aspettano di venir ascoltati.
Numeri di fronte ai quali il capo della Procura Antonio Fojadelli ha chiesto di riflettere: «E’ chiaro che le misure di prevenzione non sono state sufficienti e si è stati costretti ad arrivare alla repressione. L’inchiesta, da questo punto di vista è il frutto di una sinergia tra Procura, forze di polizia e scuola. Noi abbiamo fatto la nostra parte per i ragazzi, è giusto che la società, ma soprattutto la famiglia, faccia la sua». Parole dure quelle del procuratore che ieri ha presentato i risultati dell’indagine con il questore Carmine Damiano e il capo della squadra mobile, Riccardo Tumminia.
Mesi di intercettazioni e di appostamenti hanno portato a scoprire l’organizzazione che piazzava sul mercato dei giovani consumatori ecstasy, hashish e cocaina. Due i gruppi di fornitori. Uno faceva capo a Tommaso Cozzolino, trentasettenne originario di Napoli ma residente a Resana dove lavora in un bar con la fidanzata. Era lui ad avere un contatto diretto per l’ecstasy. Cedeva la droga a Luca Zanin, diciannovenne padovano residente a Villa del Conte e a Enzo Paulo Bolzoni, 21 anni anche lui padovano di Galliera Veneta. Ognuno riusciva a venderne mille a testa, ogni quindici giorni, delle «White Heart». I tre si incontravano davanti la chiesa di Signoressa e di Treviginano, poi le pastiglie si sparpagliavano nelle mani di una miriade di spacciatori che incontravano i loro clienti nei locali notturni e nei pulman che portano alle discoteche.
Un altro canale faceva capo a due ragazzi originari di Taranto e operai alla Fincantieri di Porto Marghera. Paolo Bello, 21 anni e Alessandro del Vecchio di 25 abitavano in una casa a Oriago, sulla Riviera del Brenta e viaggiavano a bordo di una Jaguar e di un’Audi. Ora sono agli arresti domiciliari in Puglia. Al secondo livello dello smercio c’erano un ex buttafuori della «Baita al Lago» di Castelfranco, Millero Bassotti, 26 anni di San Martino di Lupari; uno studente di Volpago del Montello Davide Maiorano di 19 anni; un disoccupato di Mestre, Manuel De Rose ventottenne che ieri mattina ha cercato di disfarsi di dieci dosi di cocaina gettandola nel water davanti alla madre. Ha saputo solo ieri che il figlio era uno spacciatore. E con lei gli altri genitori che, all’alba, hanno aperto la porta alla polizia. Nessuno di loro si era accorto della seconda vita dei propri figli.
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