Porto Tolle, cortei e manifestazioni «Diritto al lavoro»

 PORTO TOLLE.
A Porto Tolle si infiamma la questione lavoro dopo lo stop alla riconversione a carbone della centrale Enel. Mentre le iniziative di sostegno di chi sta rischiando di perdere il posto di lavoro si moltiplicano, il sindaco del Comune polesano scrive a Napolitano e Berlusconi. «La decisione del Consiglio di Stato, della quale ancora non conosciamo le motivazioni, sembra cancellare totalmente le speranze di occupazione riposte dai lavoratori e gli investimenti fatti dalle imprese con ripercussioni negative sul tessuto imprenditoriale» scrive Silvano Finotti, al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al premier Silvio Berlusconi. «È in gioco il futuro di tante imprese polesane e non solo che vedevano nel progetto una ventata di ossigeno, le speranze dei tanti, troppi lavoratori che, perso il lavoro, confidavano nella progettualità di Porto Tolle per un loro riassorbimento».  Ieri mattina, intanto, il centro commerciale di Porto Tolle ha visto la presenza di una delegazione di lavoratori che hanno esposto gli striscioni «Sì al lavoro, Sì al carbone pulito» e «Marcegaglia: in Italia si sta perdendo 3 miliardi per colpa della politica». Alcuni autotrasportatori si sono poi incolonnati a Porto Tolle pronti a dirigersi verso la statale Romea. Domani è attesa, a Roma, la fiaccolata «Una luce per Porto Tolle», guidata dal vescovo di Chioggia, Adriano Tessarollo. I lavoratori hanno chiesto un incontro con Gianni Letta e Pasquale De Lise, presidente del Consiglio di Stato. La fiaccolata si terrà a piazza Farnese: l'autorizzazione a manifestare davanti a Palazzo Spada, sede del Consiglio di Stato, è stata negata.

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