«Per le ville venete un nuovo Rinascimento»

Subito al lavoro Giuliana Fontanella, neopresidente dell'istituto regionale. Finito il commissariamento, a Nadia Qualarsa succede l’ex sindaco di Chiampo. Il motto: «Nei momenti bui, proporre cose belle»
Giuliana Fontanella
Giuliana Fontanella
VENEZIA. Due mesi di limbo, anche se tutti erano d'accordo, poi l'ufficialità: ieri a Palazzo Balbi a Venezia Giuliana Fontanella è stata "insediata" come nuovo presidente dell'Istituto Regionale Ville Venete. In realtà il suo primo giorno di lavoro è stato già venerdì scorso, quando il governatore Luca Zaia ha firmato il decreto di nomina. Due mesi di limbo sono comunque serviti. Fin dalle sue prime parole, si capisce che la neo presidente è partita in quarta. Aspettando la firma, buona e zitta, deve aver studiato vita morte miracoli dell'istituto, perché alla prima occasione ha già in mente una strategia.


La pietra angolare è una specie di postulato: «nei momenti bui, bisogna proporre cose belle». Che non è, come spiega, l'ottimismo ad ogni costo, anche contro le evidenze, ma la volontà di alzare gli occhi, di mettere lo sguardo su quanto può dare slancio, piuttosto che sui problemi che ad ogni centimetro ti farebbero incespicare. Fuor di metafora: tempi bui vuol dire risorse a zero, strada in salita per trovare altre fonti di finanziamento, eccetera. Una cosa non costa e contemporaneamente è senza prezzo: l'entusiasmo. La presidente dice: «Vedere questo patrimonio che abbiamo da secoli ti riapre l'anima. C'è una bellezza diffusa che deve servire da stimolo non solo per le ville, ma per la ripresa in generale. Di più: perfino se vedo un edificio sontuoso ma diroccato, me l'immagino com'era, e di nuovo si respira profondamente la bellezza di questa terra».


Ma non è una da voli pindarici, Giuliana Fontanella. Marino Zorzato, assessore alla cultura della Regione, la presenta sottolineando la sua grande capacità come amministratrice e la sua conoscenza dei meccanismi regionali: è stata consigliere regionale per il Pdl nell'ultima legislatura, e prima consigliere provinciale a Vicenza, e prima ancora per due volte sindaco di Chiampo, in provincia di Vicenza, con percentuali di consensi bulgare, il 75 per cento. E' insegnante, si occupa del sociale anche per vicissitudini familiari, ed è una che guarda in faccia la realtà. Quindi attenti quando parla di «ridare l'anima» alle ville e al sistema che rappresentano: ha in mente un percorso preciso, per nulla metafisico.


Per accettare, ha fatto un passo indietro di qualche secolo, e si è interrogata su che cosa hanno rappresentato le ville nella storia e nella nostra terra: se sono 3783 nel Veneto e 435 in Friuli Venezia Giulia non testimoniano soltanto la straripante conquista veneziana dell'economia agricola, ma anche un sistema di vita e di cultura. «Lì c'era il contadino che viveva, c'era il banchetto dei nobili, la discussione filosofica, c'erano gli ospiti stranieri che portavano conoscenze altre e idee nuove, c'era un contado che viveva folate di città»: e quindi le ville non sono solo scalinate e colonne, proporzioni e bellezza. Erano, oltre la funzione economica al centro di possedimenti fondiari, una parte importante del sistema di vita complessivo.


Oggi la funzione economica originaria è andata a quel paese: non c'è più il latifondo, la proprietà agricola s'è spezzettata ma sopratutto il settore primario non è al centro dell'economia, e contribuisce pochissimo al Pil. Ecco che il valore del sistema ville dev'essere soprattutto culturale, se nel nostro Paese qualcuno capisse che la cultura è comunque un motore: che magari costa un po' di carburante, ma fa avanzare tutta la macchina. Fontanella ringrazia chi l'ha preceduta: «è stato fatto un grande lavoro, la catalogazione, per esempio», ma si capisce che scalpita, che le sue idee magari nasceranno negli uffici ma devono trovare conferme e realizzazioni nella realtà. «Bisogna ritornare indietro per fare passi avanti», dice quasi sibillina. Cioè, se capiamo bene, rendersi conto che il "sistema" che ha funzionato da Cinquecento al Settecento, può ripartire con un'altra valenza. «Rinascimento» è un'altra delle parole d'ordine, ampiamente ambivalente. Si tratta di non soffermarsi tanto «sulla singola villa, sul finanziamento x o il restauro y, ma di immaginare interventi di respiro più ampio, complessivi. Finora l'economia turistica si è focalizzata sulle coste e in montagna, ora deve coinvolgere il territorio. E nel territorio le ville sono dei diamanti che luccicano e che il mondo ci invidia».


Ieri prima bozza di lavoro con il direttore Carlo Canato. Il 4 maggio prima riunione del Consiglio di amministrazione, «che avrà un ruolo molto forte: le decisioni condivise pesano e funzionano di più». Negli ultimi mesi l'istituto regionale è stato gestito dal commissario Angelo Tabaro, ed è comunque riuscito a funzionare, mentre è inutile nascondere che gli ultimi tempi della presidenza di Nadia Qualarsa, Pdl anche lei, non avevano luccicato come i bagliori che mandano le ville. Insomma, si riparte: il passo avanti che Giuliana Fontanella immagina non dipende soltanto da un'evoluzione mercantile delle ville, destinate per sopravvivere a trasformarsi via via in alberghi, ristoranti, agriturismi e via ospitando. L'ambizione, par di capire dai primi discorsi, è quella di fare qualcosa di chiaramente culturale, e che di qui s'inneschi il circolo virtuoso del turismo. «E' una cosa bella, una grande opportunità, ci travolgerà un po' tutti»: la presidente è convinta, e sente l'investitura come qualcosa di profondamente onorevole, e non solo la poltrona data al politico. Non fosse altro, dice lei, perché magari non si sa, ma il primo presidente dell'Ente nel 1958 fu Silvio Negro, che era un grande giornalista, vaticanista, del «Corriere» anni Trenta, e scrittore (La stella boara). Ma soprattutto, era di Chiampo anche lui.

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