Pedemontana Veneta, il report di Legambiente: «Costi alle stelle e benefici insufficienti»
Nel report Pendolaria 2025, Legambiente critica duramente la Pedemontana Veneta: un’opera da 2,5 miliardi che continua a pesare sui conti regionali, con costi superiori ai pedaggi incassati

La Pedemontana Veneta torna al centro del dibattito pubblico. Nel report Pendolaria 2025, Legambiente dedica ampio spazio alla superstrada definendola “un caso ormai celebre” di infrastruttura «dannosa per l’ambiente e per l’economia».
L’associazione punta il dito contro un’opera da 2,5 miliardi di euro – costruita con un contributo pubblico di 900 milioni tra Stato e Regione – che continua a generare costi superiori alle entrate e a pesare consistentemente sul bilancio del Veneto.
I conti che non tornano
Secondo il dossier, i flussi di traffico registrati non sono sufficienti a ripagare l’investimento. Il risultato è un quadro finanziario che negli anni ha costretto la Regione a intervenire più volte per sostenere il concessionario.
Nel bilancio del triennio 2023-2025 sono stati inseriti 54 milioni di euro per coprire i mancati introiti, dopo i 300 milioni già sborsati nel 2017.
E gli impegni non si fermano: l’accordo prevede che la Regione versi un canone per 39 anni, fino a raggiungere i 12 miliardi complessivi. Solo nel triennio 2025-2027 l’esborso previsto è di 517,5 milioni, a fronte di entrate stimate in 403,9. Nel 2024 – riporta Legambiente – da gennaio ad agosto i pedaggi hanno generato 91,3 milioni, a fronte di un canone annuo di 210 milioni, proiettando un ulteriore disavanzo di circa 70 milioni.
Trasporto ferroviario
Il dossier non si limita alla Pedemontana. Nel mirino anche la linea Vicenza–Schio, 30 chilometri di binario unico ancora non elettrificato, considerata da Legambiente una delle dieci peggiori tratte ferroviarie italiane. Il traffico – composto soprattutto da studenti e lavoratori – continua a crescere, ma i lavori per l’ammodernamento restano bloccati. Rfi ha previsto l’elettrificazione, ma il percorso presenta ostacoli tecnici: 25 passaggi a livello, di cui sei privati, e soprattutto la mancanza dei finanziamenti necessari.
Due opere strategiche per il Veneto risultano inoltre prive di gran parte delle risorse richieste: l’elettrificazione e velocizzazione della Verona–Rovigo (tratta Cerea–Isola della Scala), per cui mancano 46 milioni, e il potenziamento della Venezia–Trieste, che richiede 1,53 miliardi ancora da reperire.
Spesa regionale al minimo
Il report fotografa infine la situazione del trasporto pubblico ferroviario: nel 2024 il Veneto ha destinato allo sviluppo del servizio lo 0,25% del proprio bilancio, pari a 38,93 milioni di euro, investiti interamente nel materiale rotabile.
La flotta regionale conta 153 treni, con un’età media relativamente bassa – 11,7 anni contro i 14,7 della media nazionale. Solo il 19,6% ha più di 15 anni, un dato decisamente migliore rispetto al 39,4% del resto d’Italia.
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