Operai licenziati aprono sexy shop

La svolta dopo 27 anni di fabbrica. La crisi li lascia a casa e loro ci riprovano come nel film e sulla Noalese inaugurato il quarto negozio. Ex disoccupate anche le commesse
TREVISO. Ve lo ricordate Full Monty? Il film inglese dove gli operai siderurigici disoccupati di Sheffield decisero di mettere su uno spettacolo di spogliarello per raccogliere fondi e tirare avanti? Ecco, è quello che più o meno hanno fatto due ex lavoratori della AcmeMotori di Valdobbiadene che, rimasti senza lavoro dopo quasi 30 anni di catena di montaggio, si sono riorganizzati e reinventati. Come? Aprendo un sexy shop che ha avuto successo ed è diventato in breve tempo una catena di 4 negozi l’ultimo dei quali «Le tentazioni» inaugurato martedì scorso in via Noalese, giusto davanti all’aeroporto Canova.


Alla cassa, come commesse, sono state assunte tre signore a loro volta ex disoccupate: un’ex cassiera di supermercato di 42 anni, una lavoratrice Co.co.co del settore pulizie di 39 anni e un’ex operaia dell’Aprilia di 30 anni. Il sexy shop è diventato così il rifugio anti-crisi per un gruppo di persone che, altrimenti, molto difficilmente avrebbe potuto far quadrare il bilancio familiare. «Ho lavorato per 27 in una fabbrica metalmeccanica che nel 2005 ha chiusto i battenti - racconta Roberto Squeri, 48 anni, titolare insieme al cinquantunenne Marco Pizzolotto del nuovo negozio di via Noalese - Ricominciare a 40 anni suonati non è facile.


Chi ti assume più a quell’età per di più in un periodo di crisi? Si è presentata l’ occasione del sexy-shop. All’inizio ho detto no. Poi ne ho parlato con mia moglie e lei è stata più possibilista: la decisione infine è stata presa. E con i soldi del Tfr abbiamo avviato l’attività». Grazie alla società, Squeri e Pizzolotto sono ora a capo di ben quattro negozi: quello appena inaugurato a Treviso, gli altri tre a San Vendemiano, Pederobba e Bassano. E le commesse sono state scelte tra donne non più giovanissime, rimaste senza lavoro. «Non volevamo ragazze appariscenti, né troppo gagliarde», spiega Squeri. Il posto se lo sono aggiudicato Elsa, Gigliola e Gioia che, dopo qualche titubanza iniziale, stanno ora dietro il banco con disinvoltura, dispensando cordialità e riservatezza. Riservatezza che naturalmente è un obbligo visto il tipo di attività.


L’altra parola d’ordine per i Full Monty trevigiani è understatement: l’inaugurazione del negozio di Treviso è avvenuta in sordina e senza pornostar come prevede la prassi. «Non vogliamo urtare la sensibilità di nessuno - spiega Squeri - Noi siamo gente perbene, abbiamo una famiglia normale». Lavoratori come gli altri, ex operai appunto. Che la crisi ha costretto a reinventarsi. «Non diventeremo mai ricchi - affermano i due soci - Ma il nostro è uno tra i lavori più divertenti del mondo. E lavorare divertendosi è essere già ricchi».

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