Ombralonga, prova del nove del degrado
Meno folla del passato, ma regole aggirate: sporcizia, vomito, ubriachi, urina

Tragica Ombralonga, addio incorreggibile Ombralonga. La vittima in stazione a Paese segna un punto di non ritorno. Al di là delle buone intenzioni, nella kermesse enoica, alla prova del nove della domenica «imbriagona», va tutto come previsto. Anzi peggio. Sembrava che il clou fosse stato segnato, ieri pomeriggio, da una coppia completamente nuda, datasi al sesso libero in galleria Dolfin sotto gli occhi dei passanti, denunciata per atti osceni in luogo pubblico.
Poi la notizia della morte di un ragazzo di ritorno dalla kermesse ha dato la mazzata definitiva alla giornata già piena di vomito e urina davanti ai portoni e agli angoli di strada, bottiglie spaccate sotto i portici e sul porfido, ragazzi in condizioni pietose stesi qua e là. E altri portati d’urgenza sotto i tendoni della Cri, un paio condotti, in coma etilico, all’ospedale. Gli ombralonghisti sorpassano insomma l’Ombralonga delle buone intenzioni. Questione di Dna, evidentemente. E i correttivi si fermano quasi tutti al sabato sera, agli stand affollati di gente che mangia, beve e ascolta musica senza cadere negli eccessi.
Lì si è spento il nuovo spirito della kermesse. Lì sono state seppellite le buone intenzioni di Ca’ Sugana che, imposta la svolta con una serie di restrizioni, si è ritrovata a fare i conti con il solito tsunami alcolico. Quello che cancella l’attenzione, che ottunde i sensi e non ti fa vedere un treno merci che ti piomba addosso mentre stai sul marciapiede di una stazioncina.
Eppure Gentilini, contrariamente a quanto aveva annunciato, è corso in piazza a mettere (ad uso delle telecamere Rai) il «timbro» sulla manifestazione cercando il «suo popolo». L’effetto è stato un acceso dibattito politico, sviluppatosi già ieri, sul fatto che «le decisioni di una coalizione non possono essere superate da quelle di un singolo». Oggi il polverone diventerà ben più grande. Con buona pace degli osti che - naturalmente - dicono che è andato tutto bene per non vedersi sfuggire l’incasso esentasse (chi ha visto gli scontrini fiscali? che controlli sono stati effettuati?). Con buona pace dei ristoratori degli stand, che avevano messo le ombre a 2 euro per disincentivare il bere a vantaggio di un «mangiare» non sempre, comunque, a prezzi politici. Limitiamoci a ciò che abbiamo visto ieri. E diciamo subito che, nonostante il patron Gigi Gazzotti abbia provato il salvataggio in corner sventolando l’impressionante cifra di quarantamila presenze, gli ombralonghisti sono stati solo 15 mila.
Lo sanno i baristi che inutilmente hanno tenuto aperto; lo sanno i vigili urbani; lo sanno anche i pochi trevigiani rimasti in città: meno bar iscritti, meno bar aperti, meno zone «popolate», meno congestionati i fulcri della cosiddetta festa. Non lo sanno invece i commercianti, che con Ascom hanno sostenuto l’ultima edizione della cavalcata: vetrine tutte sbarrate, salvo quelle di... mutande (tre negozi in Calmaggiore), alcune gelaterie e un paio di librerie che certo non sono luoghi per ombralonghisti. Tanti anche i ristoranti e le pizzerie che hanno sbarrato le porte, consentendo l’accesso solo a chi aveva prenotato. Quanto ai cittadini, hanno voltato completamente le spalle alla cosiddetta festa. Anche tra i partecipanti, quelli di Treviso hanno latitato.
All’Ombralonga si è mangiato di più? E’ vero che la parte gastronomica è cresciuta. Ma chi è arrivato a Treviso per bere ha continuato a fare solo quello, con i soliti risultati. Non è un sentito dire: siamo stati in giro per Treviso dalle 9,30 del mattino (riunione della security) fino a dopo la chiusura dei rubinetti del vino: le scene di tregenda - in numero minore, ma non c’erano i 50 mila di 5 anni fa - si sono comunque ripetute, le deiezioni di vario genere pure, la sporcizia non si è fatta attendere, i bagni volanti sono stati spesso disertati. I vigili, impegnati anche alle Fiere, in piazza (dov’era schierata anche la comandante Franzoso) erano 28, ovvero uno ogni 535 ombralonghisti. Moltissimi dei quali non iscritti, ma Gazzotti, sulle iscrizioni, continua a mantenere un sacro mistero.
C’erano meno minorenni, questo è certo (e qualche plateatico, a onor del vero, esponeva, come in S. Leonardo, il cartello che li avvertiva di non chiedere alcolici), ma c’erano anche molte meno famiglie. Inutile poi puntare il dito su chi s’è dannato l’anima per far svoltare la manifestazione: il fatto è che Ombralonga, per larga fetta dei partecipanti, è da sempre la Terra Senza Legge. Insomma, il difetto di Ombralonga è «genetico». E se da 20 anni è così, la rieducazione è quantomeno improbabile. La tragedia, poi, sembra un macigno che s’abbatte sull’evidenza dei fatti.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso
Leggi anche
Video