ODERZO A processo Simone, accusata di aver ucciso la figlia

Sarà il tribunale di Treviso a stabilire se si è trattato di incidente o se Simone Moreira è una madre assassina. Per la Procura non ci sono dubbi: la brasiliana ha ucciso la figlia pensando di togliersi la vita a sua volta
Giuliana Favaro
Giuliana Favaro
TREVISO Simone Moreira è una madre assassina o semplicemente una sciagurata, la cui disattenzione è costata la vita alla figlia Giuliana, morta affogata ad appena trenta mesi nelle acque del fiume Monticano ad Oderzo il 2 settembre scorso? Sarà il processo che si apre domani in tribunale a Treviso a rispondere alla domanda: da una parte la Procura che accusa la splendida modella brasiliana di omicidio volontario aggravato, dall’altra gli avvocati Antonio Forza ed Alvise Tommaseo Ponzetta sicuri di poter dimostrare che quanto è accaduto ad Oderzo è stato il frutto di una tragica fatalità.


In mezzo i trecento testimoni chiamati da accusa e difesa per far pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra. Quello che inizia domani sarà un processo ricco di colpi di scena, ognuno dei quali può risultare decisivo in un senso o nell’altro. Tantissimi indizi di colpevolezza, nessuna prova certa. Manca quindi la smoking gun, la classica pistola fumante sul luogo del delitto.


La tragedia. E’ la telecamera a circuito chiuso dell’ufficio postale a pochi passi dal teatro della tragedia, piazza Rizzo, a registrare l’ultima immagine di Giuliana Favaro. Sono le 22.22 del 2 settembre e la bimba è in braccio a mamma Simone. Dopo questo momento non si sa più cosa accade. Secondo quanto Simone Moreira ha raccontato ai carabinieri della Compagnia di Conegliano, la sua intenzione non era di tornare a casa, ma di prendere un oggetto in macchina, poi di andare in gelateria con la bimba. Ma è il dramma. Sempre secondo il racconto della modella brasiliana, madre e figlia sono arrivate in centro a Oderzo alle 21.40. Simone ha parcheggiato in piazza Rizzo, ha fatto un giro in centro di un’ora ed è poi tornata in piazza lasciando la piccola su un’aiuola per andarle a prendere le scarpine e per controllare il cellulare. In un minuto la bimba le è sfuggita. Un’ora dopo, quando la mezzanotte è passata da 5 minuti il corpo di Giuliana viene avvistato. La corrente l’ha trascinata a quasi due chilometri da piazza Rizzo, sulla riva sinistra del fiume all’altezza di via Gorgazzo ad Oderzo. Un’ambulanza la porta in ospedale, ma per la piccola non c’è nulla da fare.


L’accusa. La Procura non è per niente convinta dal racconto di Simone e non crede alla tesi dell’incidente. Tre giorni dopo la tragedia, il 5 settembre, i carabinieri si presentano davanti alla brasiliana con l’ordinanza di arresto: l’ipotesi d’accusa, formulata dal sostituto procuratore Antonio Miggiani, è di omicidio volontario aggravato. Per la Procura non ci sono dubbi: Simone ha ucciso la figlia pensando di togliersi la vita a sua volta. Lo ha fatto spingendo la piccina nel fiume, all’altezza delle cascate, a 100 metri da piazza Rizzo. La bimba è scivolata sui massi: il fitto tappeto di muschio che li ricopriva ha impedito alla bimba di ferirsi, ma le ha macchiato i pantaloncini sul davanti. Sono diversi i punti contestati dalla Procura. Eccoli.


Uno. Il tribunale dei minori ha imposto a Simone di riconsegnare la figlia al padre dopo cena. Alle 19 la donna è con la bimba a passeggio a Treviso, quindi a Salgareda. Perché alle 21.40 (dopo cena) esce di nuovo con la piccola quando invece dovrebbe portarla a casa dal papà? Due. Il percorso è stravagante. La donna fa il giro del centro, torna in piazza e a questo punto, anziché prendere l’auto, decide di percorrere una strada buia che costeggia il Monticano.


Tre. Il ristorante e la gelateria di piazza Rizzo sono aperti quando Giuliana scompare. Nessuno, né i titolari, né le otto persone che stanno mangiando all’aperto, dicono di aver visto o sentito una donna cercare la figlia. Quattro. Alle 22.05 telefona al compagno dicendo di essere a Oderzo con la bimba e che arriverà in ritardo. In realtà è ancora a Ponte di Piave: il cellulare aggancia infatti la cella di Salgareda.


Cinque. Le immagini riprese dalle telecamere in centro smentiscono che ci sia stata la passeggiata di un’ora. La donna viene ripresa infatti con la bimba alle 22.22 e alle 22.23 mentre sta camminando a grandi falcate con Giuliana in braccio. Alle 22.39 telefona ad Aline. A quell’ora tutto è già compiuto.


La difesa. Simone Moreira ha sempre respinto l’accusa di aver ucciso la figlia Giuliana. La linea difensiva è che la piccola sia caduta accidentalmente nel fiume. A dare una mano alla modella brasiliano, è intervenuto il tribunale del Riesame, secondo il quale gli indizi e le prove raccolte dall’accusa «non raggiungono il livello di gravità richiesto» dalla legge per tenere la modella in custodia cautelare in carcere. Simone è infatti stata liberata lo scorso 22 marzo. Per i giudici del Riesame «il contesto indiziario presenta carenze e opacità».


In particolare, viene citato un testimone che racconta come la piccola Giuliana intraprendesse iniziative pericolose come attraversare da sola la strada. I giudici veneziani hanno poi sottolineato come sia stato lo stesso consulente della Procura a concludere la propria indagine affermando che «non emerge nulla che lasci intendere la palese volontà dell’imputata di mettere fine alla propria vita o a quella della figlia Giuliana».


La verità. Sarà la Corte d’Assise a stabilire se credere o meno alla bella brasiliana e a rispondere all’unica domanda rimasta ancora senza risposta: la modella brasiliana Simone Moreira è un’assassina?

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