Il giallo della morte di Alex, l'amico: «Un anno dopo cerchiamo ancora la verità»

I dubbi: «Impossibile finire in acqua cadendo dal terrazzo dell’abbazia di Vidor». A Marcon una messa in suffragio del barman 25enne trovato morto dopo un rito sciamanico

 

Andrea Dossi
Alex Marangon delitto Vidor Marcon
Alex Marangon delitto Vidor Marcon

 

Un anno fa, il 30 giugno 2024, la morte del 25enne Alex Marangon, barman di Marcon, durante un ritiro sciamanico presso l'abbazia di Vidor, ha scosso amici e familiari, a partire dai genitori Sabrina Bosser e Luca Marangon, oltre alla sorella Giada.

Una messa ogni mese

«Come tutti i 30 del mese - dice Luca - Alex sarà ricordato oggi, 30 giugno, nella messa delle 18.30 nella Chiesa di San Giorgio a Marcon». A un anno di distanza da quei giorni concitati, Edoardo, uno degli amici più stretti di Alex, ripercorre la vicenda.

«Eravamo molto amici - esordisce Edoardo - A 14 anni mi sono trasferito a Marcon, ci siamo conosciuti tramite amici in comune e giocavamo a calcio assieme. Ci siamo persi di vista e dopo la pandemia è rinata l’amicizia, un'amicizia più profonda».

L’ultimo contatto con l’amico

L'ultimo contatto tra i due risale al 28 giugno 2024. «Ci siamo telefonati: stavo per partire per Milano per andare a un concerto - ricorda Edoardo - lui aveva appena finito di lavorare a Caldaro e stava tornando». In quella conversazione, Alex accennò al ritiro sciamanico a cui avrebbe partecipato. Tre giorni dopo, il 30 giugno, la scomparsa. «Appena abbiamo saputo che Alex non si trovava, due miei amici ed io siamo andati a Vidor - spiega Edoardo - Eravamo preoccupati. Siamo scesi sul greto del Piave ma non abbiamo partecipato alle ricerche anche perché ci han detto che era pericoloso».

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Alex Marangon

Tre giorni di ricerche

Le ricerche, scattate alle prime luci dell'alba del 30 giugno, durarono tre giorni. Il ritrovamento del corpo senza vita di Alex è avvenuto il 2 luglio, su un isolotto nel Piave a Ciano, a circa 8 km dal luogo della scomparsa.

«Ce lo aspettavamo? Non lo so, all’inizio ho avuto una strana sensazione di cupezza ma la speranza, seppur minima, c’era - ammette Edoardo - Dopo il primo giorno di ricerche, poi nel secondo ha piovuto e sapevamo che era molto difficile rivedere Alex». La perdita di Alex ha avuto un impatto devastante sul gruppo di amici. «Conoscendo Alex - continua l’amico - e le esperienze fatte, sembra paradossale che potesse succedere qualcosa, anche in un posto relativamente vicino a casa e in questo modo».

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Chi era Alex

Ma chi era Alex? «Lui era una persona sempre disponibile non solo con gli amici, era buono e gentile - risponde Edoardo - La sua dote più grande era l’empatia, riusciva a leggere le persone. Era generoso, spesso ci arrabbiavamo con lui perché voleva sempre pagare quando, per esempio, si usciva per bere uno spritz. Alex è riuscito a scavare dentro di sé e riuscire a farlo negli altri, lasciando un seme nel cuore di chi lo conosceva».

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Le circostanze della morte di Alex rimangono avvolte nel mistero, e i dubbi persistono, soprattutto riguardo la dinamica dei fatti. «Le ferite che all’inizio sembravano dovute alla violenza ora pare che siano dovute ad una caduta dall’alto - sottolinea Edoardo - ma mi ricordo bene la terrazza dell’abbazia: è impossibile fisicamente finire in acqua da lì, non c’erano segni di caduta o rami rotti tra la vegetazione». «Non è il mio lavoro, non so come si svolgono le indagini ma c’è poca chiarezza - conclude Edoardo - Per quanto possibile, continuerò a cercare la verità e confidiamo che venga fatta giustizia». —

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