Il leghista Favero: «Fuori dalle liste per le mie idee. Zaia? Visto a 4 cene in 5 anni»

Il consigliere non è stato ricandidato: «La Lega più a destra di FdI, tornerò a fare l’insegnante. Amministrazione retta dalla squadra. Il presidente, uomo immagine»

Laura Berlighieri
Marzio Favero escluso dalla lista dei candidati della Lega alle prossime elezioni regionali
Marzio Favero escluso dalla lista dei candidati della Lega alle prossime elezioni regionali

«Potevano pure risparmiarsela questa sceneggiata della scelta dell’ultimo momento: sono tre settimane che sono affissi i manifesti elettorali di Bet. Evidentemente aveva garanzie da persone più potenti del segretario Coin».

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Così Marzio Favero, leghista, escluso dalle liste del suo partito, in favore del collega Roberto Bet. «E questo spiega pure l’entusiasmo con cui Bet si è prodigato per raccogliere soldi tra noi consiglieri, per regalare un corno ducale a Zaia, con tanto di pietre preziose».

Ha partecipato?

«Non vedo perché omaggiare una persona che ho visto quattro volte in cinque anni».

Zaia l’ha delusa?

«Ma no, lo conosco da una vita. Ai tempi dei social, è il candidato ideale: un grande comunicatore, che ha assicurato un’amministrazione corretta alla Regione. Certo, più amministratore delegato che politico. Le quattro volte che l’ho incontrato è stato a cena: non le occasioni più opportune per le discussioni serie. E poi tre volte in Consiglio. Le volte in cui gli ho chiesto udienza? Non mi ha nemmeno risposto. Così ho smesso».

Sono pure le contestazioni mosse dall’opposizione. Lui ha replicato dicendo che, in Aula, c’eravate voi consiglieri...

«Non c’è dubbio. Ad avere retto l’amministrazione è stata la squadra: assessori e consiglieri regionali».

E Zaia che ruolo aveva?

«L’uomo immagine. Il suo obiettivo è dare ai cittadini quello che vogliono; io penso che bisognerebbe dare loro ciò di cui hanno bisogno».

Perché le hanno preferito qualcun altro, in lista?

«Perché sono l’unico che ha criticato pubblicamente la scelta di Salvini di portare il partito su posizioni sovraniste incompatibili con la nostra storia, che muove dalla Resistenza, posizionando la Lega più a destra di FdI. Perché sono l’unico ad avere contestato la scelta di arruolare Vannacci, chiedendone l’espulsione. E ho rimproverato anche la classe dirigente del partito, compreso Zaia, che sostiene che il generale possa diventare un buon leghista».

Resterà nella Lega?
«In una Lega federalista. Finora ho resistito nella speranza vana di un ritorno alla missione iniziale del partito. Ma nessuno è eterno, nemmeno i segretari».

Ma dell’Autonomia cosa ne è stato?

«Svenduta per un piatto di lenticchie, come lo stesso Zaia, con imbarazzo, ha ammesso davanti al Consiglio veneto».

Di Alberto Stefani cosa pensa?

«Non lo conosco, non lo posso giudicare. Certo, gli auguro di fare bene».

E lei, adesso, cosa farà?

«Dopo vent’anni, tornerò a fare l’insegnante di Filosofia nel mio liceo di Montebelluna, il Veronese. Al preside lo avevo anticipato mesi fa, sapendo come sarebbe andata. Sono felice di tornare a questa dimensione». —

 

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