Incognita acqua alta sulla Maratona di Venezia: possibile attivazione del Mose
Calderan: «Scelta sbagliata, siamo l’unica economia alternativa all’overtourism. Un danno di oltre 300 mila euro». La decisione nella notte in base alle previsioni del meteo

Sulla maratona di Venezia incombe l’incognita acqua alta. Per questo, è stata diramata una preallerta per una possibile attivazione del Mose, pur con una previsione che, in base agli ultimi aggiornamenti del Centro Maree, dice che alle 13 si potrebbero raggiungere i 100 centimetri sul livello medio del mare.
Dopo le polemiche degli ultimi anni, quali potrebbero essere le conseguenze di una maratona corsa in mezzo all’acqua nel salotto buono della città, quella piazza San Marco che in questi ultimi giorni è andata costantemente sott’acqua? D’altro canto, però, la possibile chiusura delle paratoie alle bocche di porto ha fatto sollevare la comunità portuale.
«Qualora si decidesse di sollevare il Mose con condizioni di previsione a 96cm a Malamocco e 95 a Chioggia, senza previsione di particolari venti o piogge, riteniamo che sarebbe un errore. Questo significherebbe, per l’economia portuale, bruciare in poche ore 300mila euro», così si è espresso Davide Calderan, presidente di VPC, sulla possibilità di alzare il Mose in condizioni distanti dalla quota-110 stabilita e, secondo la comunità portuale, al di fuori dalla procedura condivisa.
«Se si è deciso di comune accordo che la quota sia di 110 cm, questo deve valere per tutti e in ogni occasione. Serve un parametro condiviso perché c’è tutto un indotto che deve programmare il proprio lavoro. Non si può pensare di lavorare a suon di deroghe all’ultimo minuto e fuori dalle procedure».
Per Calderan è importante tenere al centro del dibattito il concetto di sostenibilità a 360°: «Non siamo un’economia di poco conto, ribadiamo per l’ennesima volta che siamo l’unica solida alternativa all’overtourism.
Il preavviso di blocco del traffico marittimo portuale che ci è stato dato non ci lascia sereni, anche perché si potrebbe tranquillamente mantenere aperta la bocca di porto di Malamocco, consentendo a tutti noi di lavorare come previsto e già fatto».
Le paratoie si potrebbero levare alle 9.40 con marea attorno agli 80cm: «Se così fosse, resterebbero fuori cinque navi, quattro da Marghera e una da Chioggia. Comprendiamo e condividiamo la necessità di salvaguardare la città, fattispecie sacrosanta, che perseguiamo per primi. Ma continuare ad anteporre la logica del turismo all’unica credibile economia, significa continuare a scegliere di strozzare Venezia, facendo davvero scappare i residenti, che già oggi faticano a resistere. Senza lavoro, il cuore pulsante della città non esiste e oggi il porto deve continuare a lavorare».
Tutto dipenderà dall’evoluzione delle condizioni meteo marine durante la notte. Senza contare che bisognerà invece attendere almeno altri due anni prima di vedere l’insula marciana al riparo dalle maree medio alte, quelle cioè fino ai 110 centimetri (al di sotto quindi della quota di attivazione del Mose).
L’impermeabilizzazione dell’insula, infatti, è ancora lontana dall’essere completa. Ad oggi, infatti, sulle totali otto pompe previste dal progetto (quattro gruppi da due ciascuna) a difesa dell'insula marciana, ne è installata una soltanto (alle Procuratie Nuove), la cui potenza è insufficiente a smaltire l'acqua in arrivo dalle infiltrazioni residue e dalla pioggia. I
tecnici ora valuteranno di ottimizzarne l'utilizzo per smaltire l'acqua in eccesso alle Procuratie Vecchie. Il problema delle infiltrazioni residue, per altro, potrebbe arrivare anche da alcuni cunicoli di edifici privati abbandonati e mai ripuliti, mentre l'odore di fogna potrebbe dipendere dai cunicoli interrati del rio del Cavalletto.
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