Ucciso a 20 anni fuori dalla discoteca, l’amico del cuore: «Non dimenticherò il sorriso di Lore»
Federico era nelle Marche: è tornato con il primo treno prima della tragedia il gruppo si era ritrovato in centro

«Il sorriso di Lorenzo non lo dimenticherò mai». Federico Besteti si trova nelle Marche, quando verso le 5 di domenica gli amici lo avvisano della morte del suo migliore amico. Non perde tempo e con lo zaino in spalla sale subito sul primo treno che lo porta a Castelfranco e si precipita fuori dalla caserma dei carabinieri assieme a tutti gli altri. Parlano, si abbracciano, tutti con gli occhi lucidi.
Tra di loro saltano fuori vecchie storie, i racconti delle loro feste e i sogni infranti di un ragazzo morto a 20 anni. «L’immagine che ho di lui è quella del suo sorriso che lo illuminava», racconta l’amico, «ci siamo sentiti a inizio settimana e abbiamo parlato delle solite cose, di quello che avremmo fatto in questi giorni e durante il fine settimana».

In centro, poi la disco
Ragazze e ragazzi sono lì a dare supporto ai loro amici che da ore sono davanti agli uomini dell’Arma a raccontare di quel maledetto agguato. «Non sono andata a ballare in discoteca perché dovevo rientrare a casa entro la mezzanotte», racconta un’amica di Emanuele, uno dei quattro ragazzi aggrediti, «ci siamo incontrati nella serata di sabato ma sembravano tutti tranquilli».
Prima di andare alla Playa Loca, il gruppetto di amici si era dato appuntamento in un locale del centro. «Abbiamo parlato e scherzato come facciamo sempre poi sono dovuta tornare a casa e gli altri si sono diretti alla Playa».
Il tragico epilogo
Nella notte tra sabato e domenica i quattro ragazzi restano coinvolti in un’aggressione da parte di un gruppetto di coetanei che dopo una lite all’interno del locale sfocia in rissa all’esterno della discoteca e alla fine degenera con la morte del ventenne Lorenzo Cristea di Trebaseleghe, in provincia di Padova. Sono tutti ventenni. La maggior parte di loro lavora o ha abbandonato la scuola senza prendere così un diploma.
«Stamattina, (ieri per chi legge), mi ha telefonato Emanuele raccontandomi velocemente quello che era successo ma non mi aveva detto che Lorenzo non c’era più», chiude la ragazza. Non trattiene le lacrime assieme alle due amiche che l’hanno accompagnata. Seduti sul marciapiede ci sono altri amici dei quattro ragazzi.
«Non sappiamo cosa sia successo», spiegano i ragazzi, «Siamo qui ad aspettarli e per dirgli che sono stati coraggiosi e che hanno fatto il possibile per salvare la vita di Lorenzo anche se purtroppo ora non c’è più».
Il ritrovo abituale
La Playa Loca è un ritrovo molto popolare soprattutto per i giovanissimi che il sabato sera amano il mondo della discoteca. «La frequentiamo un po’ tutti quanti», continuano gli amici, «Ieri sera è stata una fatalità non esserci andati ma è capitato altre volte che scatti qualche lite tra ragazzi, forse in preda all’alcol gli animi si scaldano troppo ma in genere si placano quasi subito».
Per un pezzo restano con gli occhi puntati verso le finestre semiaperte del primo piano della caserma. Sanno che lì dentro ci sono i loro amici. Ogni tanto uno di loro esce, fuma una sigaretta o prende una boccata d’aria. Gli altri sono sempre fuori ad aspettare, li salutano. Le fidanzate con le lacrime agli occhi schioccano dei baci in attesa di poterli riabbracciare. Ma il pensiero è sempre per il 20enne ferito mortalmente a colpi di coltello da un coetaneo di origine marocchina.
«Lorenzo lavorava nell’impresa edile del papà», continua l’amico del cuore, «amava le macchine, soprattutto la sua Bmw, e gli piaceva andare in discoteca».
«Lo seguivamo sui social», spiega un altro ragazzo, «ci piaceva tantissimo stare con lui perché ci divertivamo molto ma è sconcertante che una serata di divertimento possa finire così».
La rabbia sui social
Intanto, sui social scoppia la rabbia. «Pazzesco che ancora stiamo qui a piangere dei giovani ai quali i coetanei strappano la vita per fare i duri», scrive Daniele. E poi ancora: «Non ci sono parole e giustificazioni», sottolinea Carla, «Non c’è più rispetto».
C’è chi invece si scaglia contro il locale: «E la sicurezza dov’era?», chiede Vania, «ci vuole assolutamente più sicurezza a tutela dei ragazzi e delle persone che entrano in questi locali. Una vigilanza più attenta e accorta in modo da intervenire o da chiedere l’aiuto immediato delle forze dell’ordine».
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