Lettieri riconosce le foto degli ultrà

Che si tratti di un gruppo di ultrà è apparso chiaro fin dall’inizio. Sono stati proprio loro a definirsi «tifosi biancocelesti» durante il raid violento di sabato pomeriggio e i volti di alcuni del gruppo erano tra quelli già fotosegnalati in passato per episodi simili accaduti sia dentro che fuori lo stadio. Non tutti infatti avevano il volto coperto e sono stati riconosciuti, soprattutto da Lettieri a cui i carabinieri e gli uomini della Digos hanno mostrato numerose fotografie. (Nella foto, la range Rover di Lettieri danneggiata dagli ultrà).
Cronaca nera - vandalismo. Danni al fuoristrada del direttore generale del Treviso Calcio Simone Lettieri
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E’ dunque Simone Lettieri, rappresentante in Italia dell’argentina «Berlet spa» (detiene il 60 per cento della società biancoceleste), che si è trovato davanti a meno di un metro gli ultrà, ad aver riconosciuto nelle foto chi l’ha aggredito e non solo verbalmente. «Nessuno può pensare che la violenza ci possa intimidire - ha detto chiaro e tondo Lettieri - e riteniamo della massima importanza in questo momento, la collaborazione con le forze dell’ordine. Atti di questo tipo, infatti, non servono né a uscire dalla crisi finanziaria né a far risalire la squadra in classifica. Ci hanno urlato di essere terroni, con spregio di essere napoletani, ma a Napoli nessuno ci ha mai trattato in questo modo. Nonostante loro, noi andiamo avanti insieme al presidente della squadra». Ma la faccenda non sarà chiusa nemmeno dopo l’identificazione degli ultrà violenti. Questa volta i capi della Berlet, più volte insultati sia dentro che fuori lo stadio, hanno intenzione di andare fino in fondo. Spiega ancora Lettieri: «Abbiamo dato mandato ai nostri legali di valutare se nelle parole dette anche da alcuni rappresentanti delle istituzioni nei nostri confronti, i giorni precedenti l’aggressione, si possa ravvisare il reato di diffamazione. Siamo convinti che l’astio sia stato fomentato, fino al punto di arrivare a quanto accaduto sabato, e a quei sassi lanciati contro la mia auto sotto casa. Episodi gravi che non nascono da un giorno all’altro, ma sono frutto di una campagna di astio contro di noi».

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