Leone di San Marco sulla Marmolada Zaia: «È del Veneto nessuno la tocchi»

Il Veneto pianta la bandiera del Leone di San Marco sulla Marmolada e avvia la battaglia legale per rovesciare la sentenza del Consiglio di stato che ha cancellato l’intesa Dellai-Galan del 2002 e riportato i confini al “lodo” Pertini del 1982: Punta Penia appartiene al Trentino. Canazei esulta, Rocca Pietore piange di rabbia. Se la politica si fa con i gesti simbolici, quel vessillo di San Marco che sventola sulla Marmolada ricorda l’ampolla di Bossi alle foci del Po, nel Monviso. Una scelta identitaria forte: mito, storia e leggenda. La querelle eterna per un corridoio di ghiaccio largo fra i 30 e i 70 metri è anacronistica, ma in ballo c’è non solo il business del turismo sulla neve ma anche la tutela dell’Unesco.
Luca Zaia e Roberto Ciambetti, più che sui giudici, confidano nella politica: se l’onda lunga leghista che sta travolgendo l’Italia consentirà al sottosegretario Maurizio Fugatti di conquistare la poltrona di presidente della Provincia di Trento, il dialogo si può riaprire. «Non siamo qui per fare la guerra», dice il Doge della Lega, che cita le magnifiche virtù della Repubblica veneta che nel 1778 fissò i confini della Marmolada con il vescovo di Bressanone, galantuomo devoto più ai bellunesi di Rocca Pietore che ai ladini di Canazei. Ecco, Zaia vorrebbe riportare la storia indietro a 240 anni fa, quando Venezia dominava fino a Bergamo e sulle coste dalmate. Poi è arrivato Napoleone e la musica è cambiata e nel catasto si sono perse le tracce e la repubblica italiana ha fatto il resto.
«Siamo qui per la volontà di dire fino in fondo che queste Dolomiti sono patrimonio dell’umanità, sono Veneto, e soprattutto un grande elemento di promozione turistica e di identità per tutti noi», spiega Luca Zaia nel Consiglio straordinario celebrato al Museo della Grande Guerra. «Non siamo guerrafondai, veniamo dalla storia della Repubblica Veneta, 1.100 anni di gloria, finché il ghiacciaio non era produttivo non interessava a nessuno, adesso è sport invernali, sci estivo, quindi è ovvio che oggi tutti lo vogliono gestire».
Non è finita. «Siamo qui per celebrare anche la storia di un Paese andato in malora: 45 anni di cause legali sulla Marmolada raccontano che l’Italia non funziona. Comanda la burocrazia. Si parte dal 1973, i vecchi confini del 1778 tra la Repubblica veneta e il vescovado di Bressanone sono modificati. Alla fine della contesa sarà il presidente Pertini nel 1982 a dare torto al Veneto. Riparte la guerra legale e nel 2002 spunta l’intesa Galan-Dellai. Dopo 15 anni il 27 maggio 2018 l’ Agenzia del demanio accoglie il ricorso: Punta Penia è di Canazei. Non siamo rassegnati: oggi voteremo il via libera al ricorso presentato il 19 settembre».
Non ci sono solo lacrime nell’analisi di Zaia, ma anche l’invito a non piegare la testa. «La montagna che si spopola si difende con i mondiali di sci conquistati da Cortina nel 2021. E poi con le Olimpiadi, stiamo facendo grandi scelte. Spero che si possa costruire ancora la candidatura di Piemonte, Lombardia e Veneto, in ballo c’è 1 miliardo. E poi l’assessore De Berti è impegnata con la elettrificazione dei treni nel Bellunese. Non dimenticate mai che da oggi c’è il gonfalone del Veneto sotto quella croce».
I leghisti le bandiere con il leone di San Marco le hanno nascoste negli zaini, a mo’ di sciarpe per ripararsi dal vento gelido. Sorridono felici, convinti di passare agli annali della politica. Il Pd ha dato forfait, invece il M5S si è presentato e con Manuel Brusco ed Erika Baldin ha criticato la giunta Zaia: «Rocca Pietore non può perdere quei 30 metri di ghiacciaio. Siamo per la difesa della montagna, la mozione della giunta Zaia va riscritta, ci vuole un accordo con i sindaci del Bellunese. Il Trentino non ha problemi, Sappada se n’è andata in Friuli per volontà popolare, non l’abbiamo persa. Purtroppo a Venezia il Consiglio regionale parla di vessillo di San Marco ai neonati e di leva obbligatoria. Non voteremo a favore».
Issato lo stemma del leone marciano sotto Punta Penia, non resta che attendere il 21 ottobre: si vota in Trentino e qualche giorno prima il ministro Erika Stefani ha promosso l’autonomia al Veneto. La distanza con Bolzano si accorcerà davvero?
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