Lega, la corsa solitaria divide Padova: «Solo se Roma impone il candidato»

Regionali, da Treviso si spinge per la linea dura. Dopo l’apertura di Sandonà e Marcato, arrivano i dubbi di Centenaro e Canella

Filippo Tosatto
Un’immagine della riunione della Lega di Treviso lunedì al K3
Un’immagine della riunione della Lega di Treviso lunedì al K3

Suggestioni pericolose. La voglia di correre da soli alle prossime regionali, sfidando destra e sinistra in nome dell’orgoglio lighista e dell’autonomia veneta, riaccende le divisioni nella complicata stagione post zaiana.

Nel Padovano, il percorso “isolazionista” tracciato dal partito di Treviso (al K3) – insofferente all’alleanza con i Fratelli e Forza Italia, convinto che Carroccio e lista del governatore uscente siano in grado di conquistare la vittoria – trova il consenso di Roberto “Bulldog” Marcato (da sempre fautore dello strappo) e del consigliere regionale Luciano Sandonà ma sconta il niet di Giulio Centenaro.

«Da soli è meglio e si fa prima però dobbiamo essere realisti e lasciare le lusinghe ad altri», è il pensiero del consigliere di rito salviniano; «Meglio affrontare la campagna elettorale con il centrodestra unito per non rischiare che il Veneto cada nelle mani della sinistra, da sempre minoranza nella nostra regione. Solo nel caso di un candidato non leghista calato da Roma e non scelto dai veneti, ecco, in questa occasione si potrebbe valutare la corsa solitaria ma a mio avviso la litigiosità all’interno della coalizione è comunque da evitare».

Nell’occasione Centenaro spezza una lancia in favore della nomination di Alberto Stefani («È un giovane preparato e appassionato, sul quale investire nel presente e nel futuro») e annuncia la sua ricandidatura a Palazzo Ferro-Fini sulla scia degli «attestati di fiducia ricevuti da amministratori, iscritti e simpatizzanti».

Possibilista, pure in un’ottica di realismo e ricerca dell’unità, è il sindaco di San Giorgio delle Pertiche e vicepresidente della Provincia di Padova: «Da soli o in coalizione, l’importante è che, a prescindere da casacca e alchimie di corridoio, la scelta del candidato presidente premi la migliore figura disponibile», le parole di Daniele Canella, convinto che «la Lega, in quanto forza più radicata e presente sul territorio abbia il dovere di garantire ai cittadini la continuità rispetto all’amministrazione virtuosa di Luca Zaia».

Conclusione? «Con grande rispetto verso le altre forze del centrodestra, io credo che in Veneto il nostro movimento sia garanzia di qualità. La corsa in solitudine sarebbe una soluzione obbligata in assenza di un confronto con gli alleati, il mio auspicio è che si giunga ad una sintesi utile a mantenere vitale l’alleanza».

La querelle investe anche il Vicentino, dove i contrasti correntizi si intrecciano alla diversità di visione. «È innegabile che l’ipotesi di un Veneto guidato da un fronte identitario autosufficiente sia molto affascinante», riflette il deputato Erik Pretto, eletto in consiglio federale al congresso «ma, pragmaticamente, credo che oggi i nostri territori abbiano bisogno di concretezza e stabilità, valori che il centrodestra unito può garantire a livello locale e nazionale. Detto ciò, i cittadini hanno il diritto di esprimersi su quello che sarà il nostro candidato governatore, magari attraverso apposite primarie: in questo caso, sono certo che la Lega saprebbe esprimere lo sfidante migliore».

Dal Parlamento ai sindaci. Davide Dorantoni, a capo del municipio di Castelgomberto, definisce «un bel sogno ambizioso e identitario» l’approccio dei compagni di lotta, salvo invitarli ad «alzare lo sguardo alle responsabilità di una forza che governa il Paese e coltiva progetti importanti, primo tra tutti l’autonomia votata dai veneti al referendum, che diventerebbero ardui da conseguire in assenza di un’ampia maggioranza».

Se ne riparlerà sabato, al meeting degli amministratori convocato a Treviso dal segretario Stefani. A Roma, peraltro, l’argomento non sembra calamitare l’attenzione i leader: «Le regionali? Ci incontriamo sempre ma sul tema non è stata convocata alcuna riunione con Meloni e Salvini», rivela il vicepremier Antonio Tajani, serafico nell’assicurare che «il centrodestra troverà i migliori candidati per vincere».

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