La Asco Holding s’impantana in Bosnia

Un milione perso in un’azienda mai partita, soci trevigiani, testa a Londra
Fatturati record, operazioni finanziarie luccicanti di plusvalenze, super rallies nel segmento «Blue Chips» della Borsa di Milano, massicci investimenti in servizi sul territorio: a questo ci ha abituati la galassia del Gruppo Asco, il colosso trevigiano dell’energia. E’ proprio per questo che salta agli occhi, per contro, l’impasse nel quale è finita Asco Holding spa con «l’affare Bosnia», una operazione Treviso-Londra da un milione di euro tesa all’acquisizione di un’azienda che produce e commercializza pellets e finita in un punto morto: morto o, meglio, mai sbocciato, come l’azienda bosniaca che i pellets li doveva produrre. Con la prospettiva, non proprio felice, di dover farla (ri) partire (a cominciare dal capannone bosniaco non ancora completato) con l’immissione di altro denaro fresco. Tanto, denaro fresco. Altri 2 milioni, secondo un report stilato dai nuovi amministratori dopo un sopralluogo. Un affare che preoccupa alcuni componenti del cda della holding che - va sottolineato - è società a 100% capitale pubblico, partecipata com’è da 93 comuni e che detiene il 60% del capitale sociale di Ascopiave Spa, quotata in borsa.


I fatti.
Verso la fine del 2007 Asco Holding sottoscrive il 40% del capitale della Goldforest Ltd, società di diritto in inglese. La maggior parte dei soci, cioè i sindaci dei 93 comuni, apprendono dell’operazione attraverso la relazione del bilancio 2007. Nella nota integrativa al 31 dicembre, tra i «Fatti di rilievo verificatisi nel corso dell’esercizio», la relazione cita: «Nel corso dell’esercizio la società ha sottoscritto il 40% del capitale sociale nella società Goldforest Ltd con sede legale a Londra, rappresentato da n.2400 quote del valore nominale di Euro 100, pari ad Euro 240.000. La società Goldforest Ltd detiene il 100% della società Eco Systen D.o.o. con sede a Petrovach in Bosnia Erzegovina. Quest’ultima società è attiva nel settore della produzione dei semilavorati della legna da ardere. La stessa società sarà impegnata nella costruzione di un nuovo impianto per la produzione di pellet, bricchetto, semilavorati e legna da ardere, la cui entrata in funzione è prevista nel corso dell’esercizio 2008». Nel successivo capitolo riguardante le «partecipazioni», la nota integrativa precisa che - per quanto riguarda Goldforest - «la partecipazione ammonta ad Euro 276.287 e rappresenta il 40% del capitale sociale della società. La società è stata costituita nel marzo 2007. Alla data odierna la società non ha approvato il bilancio di esercizio come il progetto di bilancio, che in base alla legislazione inglese sarà approvato nel mese di giugno del corrente anno (2008 ndr). Visto che la partecipata rappresenta uno start-up aziendale relativo alla produzione di combustibile da fonti rinnovabili, nel suo primo esercizio si ritiene che le attività svolte non possano determinare diminuzioni di valore significative o non recuperabili in futuri esercizi». Cattivi profeti, come si vedrà, gli estensori di questa nota. In base a ciò, proprio per favorire la partenza dell’attività della nuova società inglese partecipata, Asco Holding concede la «sottoscrizione del prestito obbligazionario emesso dalla società Goldforest Ltd per Euro 720 mila e rimborsabile nei tre esercizi successivi».


Chi ispira l’operazione.
In realtà, l’operazione su Londra è tutta trevigiana, perché trevigiane sono le società che partecipano Goldforest. Le stesse che propongono l’affare ad Asco Holding. Tra queste, Ascot Merchant srl, società costituita a Treviso, al civico 3 di Rivale Filodrammatici, capitale sociale 40 mila euro, di cui risultano proprietari e amministratori al 50% Luigi Alfonso Ceron e Giampiero Bresolin. Quest’ultimo risulta essere il figlio del professor Ferruccio Bresolin, apprezzato economista, che sedeva (dal 30 agosto 2006), come consigliere indipendente nel cda di Ascopiave spa. Ferruccio Bresolin è stato sostituito nel cda, il 24 marzo 2008, con Alessandro Fassina. Ascot Merchant controlla a sua volta, al 100%, un’altra società di diritto inglese, la Eaton Ltd, attraverso la quale partecipa (con il 6%) Goldforest. «Il piano industriale era valido, strategico, estremamente vantaggioso per la società, presentando una redditività superiore alla media», ricorda oggi un testimone della presentazione del piano, che chiede l’anonimato. E così deve essere sembrato a più d’uno: Asco Holding, dunque, sottoscrive l’accordo. Goldforest, come abbiamo visto, controlla al 100% una società bosniaca che deve produrre i pellets. Ma si deve pensare anche alla commercializzazione del prodotto. Per questo scopo il 29 novembre 2007 nasce Alverman srl, sede legale in Rivale Filodrammatici, civico 3. Lo stesso indirizzo di Ascot Merchant. Amministratore unico di Alverman risulta essere, fino al 7 settembre 2009, Luigi-Alfonso Ceron, il socio di Giampiero Bresolin in Ascot.


Perché l’operazione Treviso-Londra-Treviso?
La curiosa triangolazione Treviso-Londra-Treviso è spiegata allo stesso cda di Asco Holding nel «progetto dell’operazione», un libriccino corredato da foto, che affianca il piano industriale, in cui si scrive esplicitamente che la piazza londinese è scelta perché risulta più appetibile dal punto di vista fiscale. Per capire che Goldforest di londinese ha poco, se non il domicilio legale e fiscale, d’altra parte, basta dare un’occhiata all’organigramma della società che ha sede al secondo piano di una palazzina di St. John Street, civici 145-157, nel quartiere di Islington: al momento della sottoscrizione delle quote da parte di Asco Holding, Goldforest è partecipata da Eaton (6%, proprietà Ceron e Bresolin), Sante Frigo (9%), Dom Ltd (15%), Galoil (20%, famiglia Gallina di Caerano), Fortex srl (10%, proprietari e consiglieri Alessandro Tesser e Maurizio Forner). A luglio 2009 nella partecipata risulta esserci anche Daniele Cuziol (3%) mentre la quota di Eaton risulta scesa al 3%.


L’affare Bosnia non decolla.
L’operazione, perfettamente contemplata dallo statuto di Asco Holding, ritenuta strategica e priva di rischi (si far per dire) fiscali, però resta bloccata allo «start-up», al nastro di partenza. In una nota integrativa al bilancio al 31 dicembre 2008, Asco Holding informa infatti i suoi soci, cioè i 93 sindaci, che «nel corso del precedente esercizio Ascolholding spa ha sottoscritto il 40% del capitale sociale nella società Goldforest Ltd con sede legale a Londra, rappresentato da n.2400 quote del valore nominale di Euro 100, pari ad Euro 240.000 ed una quota pari a Euro 720.000 di un finanziamento concesso alla stessa. La società Goldforest Ltd detiene il 100% della società Eko System D.o.o. con sede a Bosanki Petrovach in Bosnia Erzegovina, attiva nel settore della produzione dei semilavorati, della legna da ardere nonché nella costruzione di un nuovo impianto per la produzione di pellets, bricchetti, semilavorati e legna da ardere, ed il 100% della società italiana Alverman srl, incaricata della distribuzione commerciale del prodotto in Italia. L’avvio del nuovo stabilimento - ammette Asco Holding - che secondo il business plan avrebbe dovuto avvenire nei primi mesi del 2008 ha subìto significativi ritardi, tanto che ad oggi lo stesso non risulta ancora completato per mancanza di risorse finanziarie».


Finiti i soldi, amministratori rimossi.
La nota integrativa al bilancio stavolta è illuminante: non solo l’attività bosniaca non è partita, ma nella triangolazione Treviso-Londra si sono persi pure i 720 mila euro del prestito obbligazionario fornito dai comuni. Il cda di Asco Holding, vista «la situazione di stallo venutasi a creare», ha quindi promosso «una revisione della governance della società con la nomina ad amministratore di un professionista di riconosciuto valore, al quale è stato dato incarico di provvedere ad una rivisitazione del business plan del progetto e quindi di procedere all’eventuale ricapitalizzazione dello stesso». Via dunque gli amministratori di Goldforest e Alverman e dentro Armando Sech, commercialista di Pieve di Soligo, che risulta subentrare a Ceron in Alverman il 29 luglio 2009. Non solo. Il cda, «in ottica di prudenza», ha ritenuto «di procedere all’integrale svalutazione della partecipazione, nonché del finanziamento (cfr “attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni”) per il quale, mancato il rimborso della prima cedola nel mese di novembre 2008, è stato richiesto, senza successo, il pagamento dell’intera somma oggetto del finanziamento, maggiorata degli interessi pattuiti». Il risultato della svalutazione della partecipazione è di 996 mila euro, vale a dire la sommatoria di sottoscrizione e prestito a Goldforest, da parte di Asco Holding, nell’operazione Bosnia. In sostanza, con questa operazione Asco accantona la partecipazione e il credito in un fondo, registrato alla voce «passività», svincolandolo così dal successivo bilancio. Per capirne il valore, il totale delle svalutazioni sulle partecipazioni di Asco, a bilancio nel 2008, è di circa 3 milioni.


Come sono stati gestiti i soldi?
La domanda se la staranno facendo anche gli amministratori di Asco Holding: come hanno investito, gli amministratori anglo-trevigiani, i soldi del prestito obbligazionario, fermo restando che un sopralluogo in Bosnia disposto da Armando Sech ha apprezzato che la nuova fabbrica di pellets, per ora, è solo un capannone in costruzione? E soprattutto, come si esce da questo stallo, visto che un nuovo start-up costerebbe l’immissione di altri 2 milioni? Il dibattito tra i sindaci-soci di Asco Holding è aperto.

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