Nuove regole sull’insetticida, gli agricoltori: «Rischio di gettare la frutta prodotta»
Limiti ridotti per l’Acetamiprid, usato per la cimice asiatica. Confagricoltura:
«Tonnellate di prodotto sano ora merce invendibile». Il consigliere regionale Valdegamberi: «Regole variate in corso d’opera, è ingiusto»

Il settore agricolo veneto, in particolare quello frutticolo, si trova a dovere fare i conti con un sistema normativo in continuo e repentino cambiamento. Dal 19 agosto è entrato in vigore un nuovo regolamento europeo (adottato a gennaio) che ha abbassato il limite massimo di residuo dell’Acetamiprid da 0,4 a 0,07 mg/kg. Una misura pensata per garantire maggiore sicurezza alimentare ma che in piena stagione di raccolta rischia di avere effetti pesanti su un comparto già in difficoltà in particolare per le produzioni di mele e pere coltivate anche nel padovano.
L’insetticida contro la cimice asiatica
L’Acetamiprid è un insetticida sistemico molto diffuso perché capace di proteggere le piante dall’interno ed efficace contro diversi parassiti tra cui la cimice asiatica, un insetto che dal 2019 ha devastato frutteti e compromesso stagioni intere. Tra l’altro è prevista una revisione entro l’inizio del 2027, soprattutto per colture su cui mancano dati sufficienti e dare modo agli Stati membri e agli operatori della filiera di presentare nuovi dati per eventuali aggiustamenti.
Il consigliere regionale Stefano Valdegamberi del Gruppo Misto ha chiesto un intervento immediato della Regione al Ministero di riferimento e alla Commissione Europea per sospendere temporaneamente la misura.
Il rischio: frutta non più commerciabile
«La richiesta nasce da una situazione critica che coinvolge centinaia di aziende agricole venete», spiega, «perché dal 19 agosto il nuovo limite rende di fatto non più commerciabile tutta la frutta trattata regolarmente fino al giorno prima. Non è accettabile cambiare le regole a stagione in corso, è una follia burocratica che colpisce chi ha lavorato seguendo la legge e ora si trova con un prodotto sano e sicuro ma fuori norma. L’Acetamiprid è l’unico principio attivo che funziona davvero contro la cimice asiatica e le alternative, come reti o lotta biologica non garantiscono la stessa efficacia. Chiediamo una moratoria almeno fino alla fine della campagna 2025».
Confagricoltura con Valdegamberi per una moratoria
Sulla stessa linea anche Confagricoltura Padova che parla di decisione dettata da miopia politica. «Cambiare le regole a raccolta in corso», sottolinea il direttore Valentino Montagner, «è un colpo basso agli agricoltori che hanno seguito le prescrizioni fino all’ultimo giorno. Con un tratto di penna l’Europa ha trasformato tonnellate di prodotto sano in merce invendibile un frutticoltore che ha posticipato la raccolta per ragioni meteo oggi si trova con frutti non commerciabili mentre quelli raccolti il 18 agosto sono perfettamente regolari».
Montagner ricorda anche il quadro complesso in cui si muove il settore con i meleti veneti ridotti a 5.632 ettari nel 2023, in calo del 6,6% rispetto all’anno precedente a fronte di un Trentino Alto Adige che da solo concentra più del 50% della produzione nazionale. «Il nostro territorio sta lentamente abbandonando la frutticoltura», aggiunge, «ogni nuovo ostacolo normativo accelera questa desertificazione silenziosa».
Coldiretti prudente
Più prudente la posizione di Coldiretti Padova: «La cimice asiatica e altri insetti alieni stanno mettendo in ginocchio la frutticoltura veneta e padovana», dice il presidente Roberto Lorin che invita alla calma, «ma per questa stagione, considerati i tempi tra trattamenti e raccolta, non ci aspettiamo impatti immediati. Stiamo seguendo la vicenda con grande attenzione. La lotta alle fitopatie non può essere lasciata alla buona volontà dei singoli, servono misure strutturali, strumenti economici, innovazione e un approccio integrato basato su reti multifunzionali, insetti antagonisti modelli previsionali e tecnologie avanzate l’Europa deve essere dalla parte degli agricoltori e non un ostacolo la reciprocità delle regole e la trasparenza sull’origine dei prodotti devono essere una priorità».
La melicoltura nel Padovano
Nel Padovano la melicoltura copre poco più di 400 ettari, con una produzione di circa 14 mila tonnellate e un valore stimato di 7 milioni di euro, mentre nella Bassa padovana le pere si coltivano su 200 ettari per una potenzialità di 1.300 tonnellate e oltre 2 milioni di euro di valore.
Sul fronte politico interviene il Pd del Veneto con Alessio Albertini, responsabile per la sostenibilità e la filiera agroalimentare: «Sia noto a tutti gli operatori che il processo di riduzione dei limiti e la modifica delle etichette segue iter precisi e che le nuove etichette aggiornate erano obbligatorie già dal 19 febbraio», sottolinea, «per guesto è grave che la Giunta regionale non abbia pianificato con i portatori di interesse un percorso condiviso per gestire la riduzione dei limiti preferendo cavalcare la protesta per fini elettorali». —
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