Il vicegovernatore della Regione Luca Zaiaè stato fermato dalla Polizia stradale mentre ...
Il vicegovernatore della Regione Luca Zaia è stato fermato dalla Polizia stradale mentre viaggiava a 200 Km/h sulla A27. Può capitare, soprattutto a chi può permettersi un mezzo che regga una tale velocità di crociera. Può succedere se il guidatore del bolide ha fretta. Può accadere se mentre si guida, l’idea di sfracellarsi e di conseguenza di sfracellare qualcuno che probabilmente sta rispettando le regole della strada non ti sfiora neppure; le motivazioni poi, per cui quella folgorante idea sia accantonata dal «pilota» sono varie e tutte ampiamente giustificabili: una bella canzone o un dee jay ammaliante alla radio che ti svela i segreti su come abbronzarti al meglio, le problematiche del lavoro, gli affari di cuore, il figlio che allo studio preferisce elaborare il motore dello scooter e molte altre cause ancora, possono distogliere il guidatore dal pensiero che viaggiare a 200 Km/h possa risultare pericoloso per se stessi e soprattutto per gli altri. In fondo Zaia è un essere umano e come tutti gli altri appartenenti alla specie ne riporta i vizi e le tare caratteristiche della razza. Ha sbagliato, e allora? Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Dopo quest’ultima affermazione, più di qualche lettore (spero molti) si sarà incazzato. Già me li immagino i commenti: «Ma come? Proprio Zaia che si è dato tanto da fare per arginare le morti sulle strade, che razza di esempio dà ai giovani??» o ancora, magari parafrasando il Gentilini di turno: «Ma sto Bisaro che rassa de cassae spareo...», senza dubbio ci sarà chi, con il gomito appoggiato al banco dirà: «Cossa vuto che ghe ne freghe a Zaia, co tuti i schei che el ciapa el paga a multa e doman el se tol un autista pagà da noialtri. «Ciò che invece a mio avviso davvero conta, è che tra un paio di giorni tutto sarà dimenticato. Ci si scorderà che Zaia è senza patente, così come ci si è scordati che i nostri parlamentari varano leggi contro la droga e poi «pippano» nei bagni di Montecitorio; dimenticheremo di avere letto il libro «La Casta», cancelleremo ogni sopruso e cercheremo di goderci al meglio questa rovente estate.
Funziona così da sempre e il potere questo lo sa bene: la gente ha la memoria corta e soprattutto ha l’incazzatura breve. Ci svegliassimo tutti una mattina consapevoli che i politici sono alle nostre dipendenze, le cose assumerebbero una piega diversa. Questi fenomeni sono nostri dipendenti, stipendiati da tutti quelli che con le tasse gli assicurano faraonici stipendi. E sì che di imprenditori da queste parti ce ne sono parecchi. Persone che gestiscono il loro personale con il pugno di ferro, ma che poi sono lesti a calarsi le «braghette» davanti al «politichetto» di turno. Un amico un paio di sere fa mi diceva: «El fatto xè che no ghe xè più fame, a xente sta ben e nessuno se incassa più». Io la penso diversamente. Credo che la gente non stia affatto bene, credo che ci siano sempre più persone che faticano a tirare fine mese. Sono convinto inoltre, che il termine fame non abbia più la connotazione di 40 anni fa: oggi tutti mangiano, grazie a Dio, solo che la «fame» c’è ancora e si manifesta sotto altre forme: non poter permettersi un auto che viaggia a 200 all’ora, restringere drasticamente i giorni di vacanza scegliendo luoghi di villeggiatura meno cari di altri, rinunciare a capi di vestiario firmati, non accedere insomma a quel meraviglioso mondo che i Media continuano a propinarci come unica soluzione di felicità, è «fame».
Certo che la fame, quella vera, era cosa ben più terribile da sopportare, dolorosa al punto che i crampi allo stomaco risvegliavano le coscienze e le rivoluzioni si compivano, accelerando così lo svolgersi degli eventi. Oggi le uniche rivoluzioni probabili sono quelle che possiamo fare per cambiare noi stessi. Solo una volta attuate si potrà trovare il coraggio di esprimere il proprio parere, senza nessun timore reverenziale nei confronti di gente che non se lo merita affatto. Si potrà persino licenziare in tronco, senza preavviso, il politico di turno che non ha fatto bene il proprio lavoro. Pensate che goduria...
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