Il “giallo” delle coop: sociali o no?

La Regione dà il titolo alla Lando, che però non ce l’ha. Il precedente Ca’ Robinia

VENEZIA. A tutt’oggi non è nel registro veneto delle coop sociali del Veneto, ma l’Ipas di Monselice, la coop presieduta da Moreno Lando, dopo aver ricevuto 4,2 milioni dal fondo di rotazione, è tuttora definita tale, ufficialmente, anche dalla Regione. Persino dal governatore Luca Zaia, che ha depositato due giorni fa, in apertura del consiglio regionale straordinario dedicato alla gestione dei fond. Su cui stanno indagando ben tre Procure venete (Venezia, Treviso e Padova), la Corte dei Conti e la stessa Regione.

Che non abbia lo status lo dicono le visure camerali, e soprattutto l’albo della cooperative sociali tenuto dalla Regione e aggiornato ogni due anni con decreto del dirigente competente. Un caso, ma anche un piccolo grande mistero. La mano destra della Regione non sa cosa fa la mano sinistra? La nota di Zaia è la numero 188914, del 6 maggio 2015.

In ogni caso è uno dei tanti «gialli» che aleggiano sullo scandalo dei fondi alle coop, esploso da settimane in almeno 4 province venete. Al centro la distribuzione e la gestione dei fondi, dopo che all’ex Disco Palace di Nervesa del Montello (Treviso), al posto della fattoria per disabili prospettata nel progetto della coop trevigiana Ca’ della Robinia, è stata avviata solo una birreria, la Gallileo, dove peraltro non lavorano disabili.

Ancora: le coop sociali, per legge (la 381 /91), che obbliga ad avere almeno il 30% del personale appartenente a categoria svantaggiate, requisito che dev’essere peraltro certificato. Il bello è che anche nella nota del governatore si ricorda come gli uffici stiano compiendo verifiche sul rispetto delle norme. Domanda: ma se la copp non è sociale, ma bensì’ di produzione e lavoro, perché dovrebbe rispettare gli obblighi? L’Ipas di Lando sta facendo decollare a Monselice un centro di recupero per disabili ed ex detenuti.

Invece Lando, come presidente della coop mestrina Athena, ha ricevuto 5,1 milioni per realizzare un centro disabili a Laggio di Cadore. E sempre Lando ha rilevato il progetto trevigiano «4Autism»: un casale per ragazzi autistici a Pederobba (ma ora il progetto cambierà), che ha in dote 650 mila euro, degli 800 mila inizialmente stanziati.

Sullo status delle coop si impernia uno dei tanti capitoli di questo scandalo. E basti ricordare come la coop trevigigiana Ca’ della Robinia, che nasce a luglio 2001, in meno di tre mesi partecipa al bando regionale, arriva seconda in graduatoria e riceve 3,4 milioni. Ma non era iscritta all’albo della coop sociali. Lo sarà solo nel 2013, due anni dopo aver ricevuto il contributo regionale.

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso