Il debutto della Vineria La conferma del Gellius

TREVISO. E’ una Marca gastronomicamente statica, quella fotografata dalla Guida Ristoranti de L’espresso 2016 in soli diciassette scatti. E anche questa volta in primo piano c’è il Gellius di Alessandro Breda. Anche dopo la recente separazione tra l’eclettico chef e il suo socio-maître Adriano Fumis (ora a Milano, al Marchesi alla Scala), il ristorante-museo di Oderzo si conferma il vertice indiscusso della ristorazione di Marca, secondo la Guida che conferma i 16/20 di valutazione e plaude alla sua cantina, specificando che dalla cucina “escono come sempre pennellate d’autore”, apprezzando anche l’offerta nell’informale bistrot Nyu al piano inferiore, che propone un’esperienza più semplice a prezzi contenuti. La vera novità tra i (pochi) locali trevigiani “quotati” nella Guida di Enzo Vizzari, è rappresentata dall’Undicesimo Vineria, che deve ancora compiere il suo primo anno di vita (lo festeggerà il 17 ottobre): il salto di qualità che Francesco Brutto (chef) e Regis Ramon hanno compiuto trasformando l’ex Vineria in un ristorante sembra perfettamente riuscito e la Guida Espresso lo premia con “debutto” a 15/20. Che, come si legge, nella valutazione, è merito di Brutto, “talento cristallino di giovane età ma già avvezzo alle grandi cucine”. Le altre eccellenze rilevate sono tutte un po’ lontane da Treviso e tutte nel segno della continuità. A cominciare dal Feva di Nicola Dinato, a Castelfranco, che conferma il punteggio di 15/20: “una delle realtà più vivaci e convincenti” anche se, rileva l’autore della valutazione, la brigata di cucina “perde un po’ di sicurezza quando manca il timoniere”, invitando forse Dinato a essere più presente nella sua bella cucina a vista.
C’è anche la conferma (15/20) dell’eccellente lavoro che lo chef pugliese Donato Episcopo sta svolgendo al ristorante La Corte dell’Hotel Villa Abbazia nel cuore di Follina: la famiglia Zanon, titolare del prezioso relais, ha trovato in lui talento e tecnica per garantire sapori inediti - ma profondamente legati al territorio trevigiano - nell’eleganza del suo complesso alberghiero. Riconferma il suo 15 anche la Trattoria dalla Libera di Sernaglia della Battaglia, dove la sapiente cucina di Andrea Stella è sempre attenta a intrecciare curiosità, tecnica e tradizioni con autorevolezza, fantasia e la modestia di chi non si stanca mai di imparare, ma soprattutto con “materie prime maneggiate con grande maestria”, cui si aggiunge un “notevole assortimento di vini”. Stabili anche la valutazione espressa per le Marcandole di Salgareda (14,5): la Guida riconosce al locale di Roberta e Alessandro Rorato “una pura vocazione marinara” e una “bella e saggia carta dei vini”. Numerosi sono i locali che hanno meritato il punteggio di 14/20. A cominciare dal felice ritorno nelle pagine della Guida Espresso di Nino Baggio, chef-patron della Locanda Baggio di Asolo. Dopo molti anni di riconoscimenti a Ca’ Derton, tra i portici del centro storico, a quattro anni dall’apertura della locanda in località Casonetto, convince gli autori della Guida con la sua “sana cucina del territorio che guarda anche verso l’Adriatico”. Merita un 14 anche la cucina di Claudio Gazzola dell’Osteria alla Chiesa di Monfumo (ed è uno dei rari casi di “crescita” rilevati), che “esprime la sua giusta dose di creatività con idee intelligenti e materie prime scelte con cura”. Sempre a 14 anche le due Locande di charme di Farra di Soligo: La Candola di Serena e Loris De Faveri a San Gallo, con i suoi “piatti ben pensati” (e una vista con pochi eguali) e Marinelli a Col San Martino, dove lo chef Stefano Zanin si distingue per la sua creatività che non va “mai oltre una moderata vena innovativa”. Altra “storica” garanzia 14/20 è quella della “cucina di costante qualità” di Gigetto a Miane, dove, però si segnala anche la “’intelligente innovazione che si sta facendo strada tra i fornelli” di Marco Bortolini. Stesso punteggio per Ca’ Busatti di Zero Branco, dove lo chef Primo Busato propone piatti ”improntati a una tradizione alleggerita con valida tecnica”, e Menegaldo di Monastier con il suo pesce dell’Adriatico, nel quale “si avvertono i sapori diretti della cucina di tradizione”. Solo una descrizione senza voto per due cucine del capoluogo in precedenza premiate con punteggi più incoraggianti: sono quella di Mirco Migotto del ristorante Al Migò, che la Guida descrive come “corretta senza più emozioni” e quella di Diego Tomasi del Basilisco, cui comunque viene riconosciuta una buona solidità. A completare il numericamente infelice panorama delle eccellenze c’è l’unica enotavola segnalata, la Cantina Mediterraneo di Badoere, dove Franco Pizzolotto “pesca di volta in volta da una cantina che sembra infinita interpretando i desideri degli avventori”. E sembra proprio, stando alla Guida, che in questa provincia così saldamente legata alla cultura enoica vi sia una sola enoteca con un’appropriata offerta di cucina. Infine, c’è la novità dell’inserto dedicato alle migliori pizzerie d’Italia, in cui l’unica pizzeria trevigiana è il Perché di Roncade, che alla già apprezzata offerta ristorativa ha aggiunto con successo la proposta di pizze con “lievitazioni di trenta ore, grande digeribilità e ingredienti di alta qualità”.
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