Ianotto e Armellin: "La nostra odissea"

Rientrati a Conegliano i due rapiti in Venezuela
E' stato un abbraccio affettuoso e sincero quello che Conegliano con le sue istituzioni ha voluto dare ai due concittadini Walter Ianotto e Roberto Armellin rapiti in Venezuela. "E' stata dura - ha raccontato Armellin, 80 giorni nelle mani dei rapitori - ma non ho mai avuto paura di morire. Sapevo che ce l'avrei fatta".


In Municipio c'erano le forze dell'ordine, il dirigente del Commissariato di Polizia, dottor Giovanni di Matteo, il comandante Compagnia Carabinieri, capitano Valerio Marra, il Comandante Guardia di Finanza, capitano Stefano Arrighi, il comandante stazione carabinieri di Conegliano, Maresciallo Pischedda, diversi assessori e consiglieri comunali, il vicesindaco Paola Mirto Bettiol, il sindaco Alberto Maniero, il presidente del consiglio comunale, Floriano Zambon, don Massimo Magagnin, parroco di Madonna delle Grazie (parrocchia delle due famiglie), molti industriali e cittadini di Conegliano.


Walter Ianotto e Roberto Armellin sono entrati in consiglio comunale accompagnati dai familiari, in particolare Marlene Ianotto e i tre figli di Roberto Armellin. Dopo il saluto del sindaco Alberto Maniero, che ha ricostruito le tappe del rapimento e che si è fatto interprete de "la felicità di tutta la comunità per la fine di una vicenda vissuta con trepidazione e angoscia da parte di tutta la Comunità coneglianese", è toccato a Marlene, figlia di Walter Ianotto e moglie di Roberto Armellin, ringraziare tutti per la vicinanza alla famiglia.

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