I ladri in casa, legata e imbavagliata
Terrore a Loria. Adriana Maggiolo, 65 anni, aggredita da due banditi. Marito e figlio attirati fuori da una telefonata: "Il vostro capannone brucia". Bottino 1.500 euro

Adriana Maggiolo
LORIA. Notte di paura a Ramon di Loria dove, martedì sera, due rapinatori hanno legato e imbavagliato una donna. Erano quasi le 22. È successo in via Fontanelle, 41, la casa della famiglia Maggiolo, lungo la strada che da Ramon conduce a Castello di Godego. Si tratta di una zona di campagna isolata, poco frequentata e poco illuminata di sera. Un luogo ideale per i malviventi, che hanno potuto agire indisturbati.
I fatti. Mancano pochi minuti alle 22. In casa ci sono i coniugi Roberto Maggiolo e Adriana Rossa, entrambi di 65 anni, assieme al loro figlio Matteo, 26. Squilla il telefono. La famiglia viene avvisata di un incendio scoppiato in un allevamento di sua proprietà in località Pozzetto a Cittadella. In seguito ad accertamenti l’incendio risulterà doloso.
Allarmati, padre e figlio si precipitano in auto e partono. La signora Adriana rimane sola in casa. Chiama la figlia Diletta, 38 anni, che abita con la sua famiglia a Castello di Godego dove è coordinatrice del circolo Pdl, per avvertirla di quanto era successo. La signora va in bagno e poi si dirige verso l’entrata dell’abitazione. Sono da poco passate le 22 e va in scena l’incubo. I rapinatori sono in due. Non è ancora chiaro da dove siano arrivati, anche se sembra scontato che abbiano raggiunto la zona in auto. Si avvicinano all’ingresso principale. La porta è chiusa, dall’esterno non è possibile entrare. Ma la signora non ha dato nessun giro di chiave. Per i malviventi si rivela un giochetto. Forzano la serratura ed entrano. Proprio in quel momento la donna si sta avvicinando all’entrata. Se li trova davanti. Sono attimi di terrore. La donna non riesce nemmeno a rendersi conto di cosa sta succedendo. I due uomini le si avvicinano e le mettono le mani in faccia per coprirle il volto in modo.
Hanno il volto coperto con sciarpa e berretto. Prendono la signora e la spingono in cucina, a destra dell’entrata. La fanno sedere su una sedia. La bendano con uno straccio da cucina, le legano le mani e i piedi con del nastro adesivo da lavoro e la imbavagliano. La donna è bloccata, non può muoversi né parlare. Non può chiedere aiuto. I due malviventi la minacciano. «Stai zitta e buona, altrimenti ti facciamo del male». L’anziana non può fare altro che obbedire. I due iniziano a setacciare la casa. Passano in rassegna tutte le stanze in cerca del bottino. Rovistano negli armadi, nei cassetti.
Alla fine trovano quello che cercavano. Contanti (1.500 euro) e i gioielli di proprietà della signora. Arraffano tutto. Poi tornano in cucina dove la donna è legata. La prendono e la portano in bagno. La fanno sedere sul water, ancora bendata, e la chiudono dentro. Poi si danno alla fuga. Nessuno nel frattempo si è accorto di quanto stava succedendo, nemmeno tra i vicini. La signora Adriana è ancora in bagno, non può liberarsi. Sono minuti interminabili. A liberarla sarà il marito, rincasato verso le 23.30. Sarà lui a chiamare i carabinieri, giunti immediatamente sul posto per gli accertamenti del caso. La signora è ancora in stato di choc.
A colpire i carabinieri è la dinamica della rapina. La notizia dell’incendio, risultato poi di origine dolosa, si è rilevata fondata, anche se si è trattato di una cosa di poco conto che ha coinvolto solo una parte esterna dello stabile. Tuttavia appare strano il fatto che i ladri siano entrati in azione proprio in quel lasso di tempo in cui gli uomini di casa erano altrove. «Una coincidenza strana - dice la figlia Diletta - per me l’incendio è stato inscenato apposta. Non credo a questa casualità». Secondo indiscrezioni potrebbe trattarsi di uomini appartenenti alla stessa banda protagonista lo scorso 16 dicembre della rapina alla allacasa di Marino Corà, allevatore di Salvatronda.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso
Leggi anche
Video