"Ho visto il boia di Bassano"
Un giornalista dell'Espresso scova Tausch

«I boia del rastrellamento del Grappa sono vivi». La notizia era stata data da due storici dell’Istresco di Treviso, Lorenzo Capovilla e Federico Maistrello, e da una collega dell’Istituto storico per la Resistenza di Vicenza, Sonia Residori. «La tribuna» aveva raccolto per prima la notizia, dandole ampio risalto. Il tenente delle SS Herbert Andorfer e il suo braccio destro, il vicebrigadiere Karl Franz Tausch, sono davvero vivi. E il vicebrigadiere Tausch, esecutore feroce della volontà dell’ufficiale (Andorfer dava il proprio nome al temutissimo kommando che nel Nord Italia agiva sul fronte di quello che dai nazisti veniva definito «antiterrorismo»), colui che dispose la orribile impiccagione dei partigiani in Viale delle Fosse a Bassano, è stato rintracciato dal giornalista Paolo Tessadri dell’Espresso. Il racconto di questo incontro, turbolento e minaccioso da parte dell’ex sottufficiale delle SS, è pubblicato nel numero del settimanale in edicola.
di Paolo Tessadri
L’immagine rimarrà indelebile nella storia degli eccidi nazisti in Italia. La foto ritrae trentuno corpi di giovani senza vita che penzolano dagli alberi del lungo viale di Bassano del Grappa. Un impiccato per ogni albero, con i piedi, per alcuni, a pochi centimetri dal suolo. (...) Le mani legate dietro, davanti, sul petto, un cartello con la scritta «bandito». Lasciati lì, appesi per venti lunghe ore in segno di spregio e per terrorizzare la popolazione. Italiani che impiccano italiani al comando di un vicebrigadiere delle SS, Karl Franz Tausch. Una crudeltà consumata a Bassano del Grappa il 26 settembre 1944. (...) Difficile che anche il «boia tedesco», com’era chiamato Tausch dalla popolazione, abbia scordato quell’immagine a più di 60 anni dal massacro. Sicuramente ci ha convissuto, nella comodità di una villetta a schiera immersa nel verde della cittadina di Langen in Assia, a una trentina di chilometri da Francoforte sul Meno e a meno di 15 da Darmstadt. Basso di statura, poco più di un metro e sessanta centimetri, un fisico appesantito dagli anni, ma ancora estremamente lucido e in forze. Compirà 86 anni il 9 ottobre: è nato nel 1922 a Olmtz, oggi Olomouc, Repubblica Ceca. È dunque un tedesco che proviene dai Sudeti della Moravia, territorio invaso da Hitler nel’39. La casa non si raggiunge direttamente in auto, si trova in un vialetto fra alte siepi, appartata, nascosta anche al poco traffico che scorre a meno di cinquanta metri. Tausch ha lo sguardo fisso, gli occhi imperscrutabili, l’atteggiamento aggressivo. Il tono è di chi è abituato a imporsi. Sulla porta è appesa una streghetta in stoffa rossa come portafortuna. Sopra due grossi fari da cantiere edile per illuminare l’ingresso, sul retro il giardino curato e in ordine con una vecchia altalena. Dentro casa, una signora di servizio che lo aiuta. Tausch è intento a svuotare l’immondizia nel suo cassonetto, veste una maglietta blu e pantaloni da ginnastica, dal vialetto lo fotografiamo. Alla prima foto gli scappa quasi un sorriso, è sorpreso, poi cerca di evitare l’obiettivo e infine viene avanti ostile. Chiede se abbiamo la licenza, vuole impossessarsi della macchina fotografica. Per tre volte ripetiamo se è possibile parlare con lui e arriva sempre un no secco, duro, inappellabile. Nemmeno vuol sapere di che cosa si tratta. Sprizza rabbia dagli occhi, un ghigno prepotente, strattona, spinge, tira con forza la giacca. Se avesse qualcosa in mano lo userebbe contro di noi. La scena dura pochi minuti. Con gli anni questi ex nazisti allentano la guardia, si sentono più sicuri, pensano di avercela fatta, di essere sfuggiti alla giustizia. Ma sono sempre diffidenti verso chiunque. Il loro passato è una prova che non può essere cancellata. Sull’elenco telefonico di Langen compare un solo Tausch, senza nome di battesimo e indirizzo. Forse una piccola precauzione? (...) Non ha mai pagato il conto con la giustizia per i suoi trascorsi da criminale di guerra. È grazie ad un interrogatorio della magistratura tedesca negli anni Sessanta, in cui compare il suo nome, che arriviamo a lui. È in quella occasione che dichiara la sua residenza a Langen. Un interrogatorio che ora maledirà. Langen quasi scompare dentro un’immensa pianura che si perde all’orizzonte. Una cittadina con poco più di 36 mila abitanti, il piccolo centro storico racchiuso attorno alla chiesa, domina la parte nuova. E tantissimo verde. Anche il municipio è nuovissimo, governato dal socialdemocratico Frieder Gebhardt, eletto pochi mesi fa. È probabile che a Langen nessuno conosca i trascorsi di questo ex nazista. Eppure in Italia molti conoscevano il massacro di Bassano, c’erano documenti e testimonianze con nomi e cognomi dei nazisti, ma non si è mai voluto risalire ai responsabili per oltre sessant’anni. (...) Specializzato nell’antiguerriglia Karl Franz Tausch non ha ancora compiuto 22 anni il giorno degli omicidi: al suo compleanno mancano appena due settimane. È vicebrigadiere delle SS e fa parte del Kommando di Herbert Andorfer, tenente delle SS di stanza a Roncegno in Trentino, mentre Tausch è distaccato a Bassano. Andorfer è un austriaco di Linz, arrivato in Italia nel’43. Il «Kommando Andorfer» è specializzato nell’antiguerriglia. È il tenente che dà l’ordine di uccidere i icivili e partigiani, ma chi organizza, detta le modalità, fa eseguire e dà materialmente l’ordine è il boia Tausch. In quei giorni di settembre del’44 è in corso nei paesi del circondario del Grappa, nel Vicentino, una rappresaglia: in codice «Operazione Piave». L’ordine, arrivato dall’alto comando tedesco in Italia, è di uccidere trenta persone per ogni paese attorno al massiccio del Grappa. (...) Tausch ha una vera passione per gli omicidi. Il 5 gennaio 1945, sempre nel Vicentino, partecipa all’uccisione di tre persone, questa volta sono partigiani. Chi fa il nome di Karl Tausch come il boia tedesco? È l’onorevole Quirino Borin, sindaco di Bassano che prima di morire parla del graduato nazista. Borin conosce molto bene Tausch per essere stato trattenuto a lungo nell’ufficio del «Kommando Andorfer» proprio da Tausch. Anche lui indica il tedesco sul luogo della strage e sul camion. Che Tausch facesse parte del «Kommando Andorfer» è stato accertato dallo storico Carlo Gentile. La presenza del nazista a Bassano è confermata pure da documenti italiani. Le ultime prove sulla colpevolezza del «Kommando Andorfer» sono state trovate negli archivi di Londra da tre storici: Lorenzo Capovilla, Federico Maistrello e Sonia Residori dell’Istituto per la Storia della Resistenza della Marca Trevigiana e dell’istituto di Vicenza E. Gallo. È una dichiarazione del’46 di Alfredo Perillo, detenuto, ufficiale di collegamento della Rsi con i tedeschi durante la guerra, nella quale scrive che «l’ordine dell’impiccagione venne dato dal tenente Andorfer». Il documento non fu mai trasmesso alla giustizia italiana: solo ora è stato consegnato dai tre storici al procuratore militare di Padova Sergio Dini, che ha aperto ufficialmente un’inchiesta a carico di Karl Tausch e Herbert Andorfer. Tuttavia da luglio la procura militare di Padova è stata soppressa e tutte le inchieste sono passate a quella di Verona. La giustizia dimenticherà per la seconda volta il massacro di Bassano? (Copyright L’Espresso)
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