«Grazie, Dragan: ma non siamo fuggiti»

«Solo dopo un'ora ci si è accorti della scomparsa, abbiamo confortato i familiari». Matteo: un uomo scuro mi ha afferrato. Era il bosniaco. I genitori dei bimbi salvati: abbiamo aiutato i soccorsi, siamo venuti via
RONCADE. «Per più di un'ora, in mezzo a tanta confusione, nessuno sulla spiaggia si era accorto che mancava una persona all'appello. Non siamo scappati: solo dopo abbiamo capito che Dragan era morto per salvare Mattia». Il giorno dopo la tragedia sulla spiaggia di Cortellazzo, parla Barbara Taschin, la mamma dei due bambini di Roncade salvati da Dragan Cigan, operaio edile bosniaco di 31 anni che per portare in salvo i piccoli è stato inghiottito dalle onde dell'Adriatico. «Non possiamo che essere riconoscenti a Dragan per il suo gesto, e presto andremo a far visita ai suoi parenti».


E lo ribadisce con forza anche il marito, Matteo Bianco, 30 anni, operaio, che si appella alla famiglia dell'eroe. «Ero lì, mi avete visto, ho aiutato il salvataggio di uno dei mie figli, con gli altri bagnanti». Barbara, 35 anni, casalinga, è ancora scossa. Domenica, all'ora di pranzo, a Cortellazzo, i suoi due figli Madlene e Mattia Bianco, 7 e 4 anni, rischiavano di essere portati via dalla corrente particolarmente forte in quel punto, dove l'acqua del Piave si incontra con il mare. I fratellini devono la vita a Dragan Cigan, operaio bosniaco di 31 anni, orfano di guerra, padre di due bimbi rimasti oggi nei Balcani, orfani a loro volta. L'uomo non sapeva nuotare, ma si è gettato ugualmente in mare per salvare i piccoli roncadesi, finendo sommerso da un'onda. I piccoli sono stati riportati sani e salvi sul bagnasciuga, allontanandosi tra le braccia di mamma e papà. Chi ha assistito alla scena, ha parlato di una vera e propria fuga. Ma Matteo Bianco e Barbara Taschin, che hanno anche un terzo bimbo di 10 mesi, si giustificano: «Nessuno, nella concitazione, si era accorto che mancava una persona all'appello.


Solo dopo abbiamo capito che Dragan era morto per salvare Mattia: per questo gli siamo e saremo sempre riconoscenti». «Poco prima delle 12, i bambini mi avevano chiesto di bagnarsi il costume e sono andati in acqua da soli. Dopo un minuto non erano più vicini alla riva, la corrente li aveva trascinati vicino agli scogli. Madlene urlava “ho paura, ho paura“ - racconta la mamma - Due ragazzi hanno subito bloccato i miei figli. La bambina è stata portata a riva da un marocchino. Per recuperare il bambino si sono buttati in mare alcuni uomini, tra cui anche mio marito. Una volta a riva, mio marito si è accertato che tutti stessero bene e siamo tornati verso l'ombrellone. Solo dopo un'ora ci hanno avvisato che mancava all'appello un soccorritore». Nel racconto di Barbara, Dragan e il suo gesto eroico quasi scompaiono nella confusione di quegli attimi sospesi tra la vita e la morte.


Mattia invece ricorda bene «un uomo moro e con gli occhi scuri che per primo l'ha preso, e poi è scomparso»: il povero Dragan. Solo successivamente, secondo il racconto della famiglia, ci si sarebbe accorti della scomparsa del bosniaco. «Mio marito è anche andato a portare conforto alla sorella dell'uomo che piangeva disperata sulla spiaggia, poi abbiamo deciso di rincasare, i bambini erano stanchi e impauriti, c'era confusione. Ma non volevamo certo scappare». La famiglia Bianco è riconoscente a Dragan per il suo gesto da eroe. «Andremo a trovare i suoi parenti per ringraziare, e abbracciarli - promette la donna - Dragan è morto per salvare Mattia». Una tragedia che ha rischiato di assumere proporzioni ancora più grandi, se non fosse stato per il gesto del bosniaco. «Non sapevamo che fare il bagno in quella zona fosse pericoloso, il nostro vicino di ombrellone ci ha detto invece che ogni giorno c'è gente che rischia la pelle - conclude mamma Barbara - Certo non torneremo mai più là in spiaggia».

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