Fallisce la Plastal, 700 operai a rischio
Oderzo, la multinazionale svedese travolta dal crollo dell’auto: meno 40 per cento

ODERZO.
La Plastal è fallita. I settecento lavoratori dello stabilimento di Oderzo sono a un passo dalla perdita del posto di lavoro. La notizia è arrivata ieri come un terremoto: il consiglio di amministrazione di Plastal Holding AB, la capogruppo svedese, ha deciso di presentare istanza di fallimento presso il tribunale di Molndal. Una «bankruptcy», come la definsce la nota della stessa capogruppo, che è destinata a colpire con effetto-domino tutte le controllate europee, tra cui Plastal Italia con sedi a Oderzo, Suzzara e Battipaglia. Il colosso delle componenti plastiche per il settore dell’auto è collassato sotto i colpi della crisi delle immatricolazioni: il volume d’affari nei primi due mesi del 2009 è precipitato del 40% rispetto al 2008.
«E’ un giorno difficilissimo e tristissimo - ha detto il presidente e amministratore delegato del gruppo, Roar Isaksen - abbiamo fatto di tutto per cercare di evitare questa situazione, ma oggi i nostri ultimi sforzi sono falliti. La capogruppo è insolvente e deve dichiarare il fallimento».
Le prospettive.
Sarà un terribile effetto domino quello che parte dalla Svezia, uno tsunami che travolgerà anche Oderzo. Oggi si terranno le assemblee di fabbrica: i sindacati, a caccia di notizie in queste ore, riferiranno la situazione ai lavoratori. «Il gruppo Plastal è fortemente integrato - ha detto il presidente in una nota diramata ieri - e credo sia inevitabile che le controllate debbano affrontare la procedura di fallimento secondo le giurisdizioni dei rispettivi paesi». «Nei giorni scorsi l’azienda ci aveva presentato un quadro di difficoltà - dice Candido Omiciuolo, segretario provinciale della Fiom Cgil di Treviso - ma non pensavamo si arrivasse a questo punto. L’ebit (ricavi pre tasse) del primo mese era in passivo per 3,8 milioni di euro». E adesso? «Speriamo che ci possa essere qualcuno interessato a rilevare l’attività», dice Omiciuolo. Plastal Italia aveva annunciato nelle scorse settimane un pesante piano di ristrutturazione per lo stabilimento di Oderzo, con una cinquantina di tagli e cassa integrazione a rotazione per tutti gli altri». Lo sforzo di contenimento dei costi non è bastato.
Il crollo dei conti.
Il management di Plastal, come sottolinea la nota, «ha esaurito tutte le possibili opzioni per evitare il fallimento», compreso il taglio dei costi e un prestito da parte del governo svedese. «Per il peggioramento del mercato e per i tempi stretti - dice la nota - queste misure si sono rivelate insufficienti». Il gruppo Plastal ha risentito in maniera diretta del calo di mercato dei propri clienti, marchi del settore dell’automotive che vanno da Fiat a Volvo passando per Audi. Secondo il gruppo ha influito in maniera negativa anche la situazione del mercato creditizio. Un aumento di capitale da parte del maggiore azionista, il fondo Capital Fund V, è stato effettuato in gennaio: da allora i principali indicatori economici sono precipitati in maniera «drammatica», con un calo del 40% nel volume d’affari. Un tracollo pesante e inaspettato, come lo definisce l’azienda, con conseguenze più pesanti del previsto e del prevedibile. Il fatturato del gruppo nel 2008 ha superato i 1.300 milioni di euro. Il fallimento è un colpo drammatico: i dipendenti sono complessivamente oltre seimila in trenta sedi.
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