Elezioni regionali, il centrosinistra verso un civico nel nome del campo larghissimo
Candidatura esterna per tenere compatta la coalizione. Si fanno avanti le ipotesi Perenzin e Salviato. Anche Azione sarebbe della partita

Un civico. Per mettere d’accordo tutti.
Per accontentare il Partito Democratico, che sul nome da proporre vuole metterci “il cappello”: si pensi ad Antonella Viola, contattata direttamente dal segretario regionale Andrea Martella.
Per accontentare il resto della coalizione. Quella selva di partiti che è ingombrante, nel bilancio di una proposta di centrosinistra, che in Veneto non ha granché da perdere.
E poi nel nome di un campo “larghissimo”, che punta a comprendere anche Azione. Il partito di Carlo Calenda e, in regione, di Carlo Pasqualetto, non certo entusiasta all’ipotesi di un candidato di chiara espressione di una certa forza politica.
E quindi un civico, per cercare di strappare l’amministrazione del Veneto a un centrodestra troppo impegnato a litigare con se stesso per preoccuparsi delle manovre dell’altra parte politica.
Una mossa anche per evitare il fango di un altro possibile terreno di scontro: le primarie. Osteggiate dal Pd. «C’è troppo poco tempo a disposizione» la versione ufficiale. Che è diversa da quella del maligni: «Hanno paura di perdere», cui aggiungere: «Se il tempo a disposizione è poco, la colpa è solo loro».
In Consiglio regionale, sono cinque contro cinque. E quindi i dem da una parte, tutti gli altri dall’altra. Nel Movimento 5 Stelle, c’è pure una divisione interna: le vuole la capogruppo Erika Baldin, ma non il segretario Simone Contro.
In ogni caso, per i “non dem” la versione è: «Primarie sì, a meno che non si converga su un civico».
Ed ecco allora la formula perfetta per mettere d’accordo tutti. A patto che si trovi il civico e che questo dica di sì, ça va sans dire. Che è un combinato di circostanze non così scontato, come dimostrano le cronache più recenti. Basti un episodio: il gran rifiuto di Antonella Viola, rimbalzato di cellulare in cellulare, con un lungo video pubblicato dalla stessa virologa sui social.
In ogni caso, il tempo stringe. La data delle elezioni non si conosce ancora, è vero; ma l’ipotesi di un posticipo alla primavera del 2026 appare, di giorno in giorno, più remota. E quindi novembre per il voto. E maggio – la deadline individuata dovrebbe essere quella del referendum dell’8 e del 9 giugno – per tirare le fila e avere il nome. Primarie? Ipotesi remota, in ogni caso da tenersi entro giugno.

I nomi, allora. Il Pd spinge per una proposta di prima fascia, e l’offerta a Viola è stata un chiaro esempio. Ma si sa com’è andata a finire. «Ma, di questo passo, rischiamo di arrivare dopo il centrodestra, anche nell’individuazione di un candidato» è una voce.
E quindi si rincorrono telefonate, pranzi, chiacchierate per costringere i dem – che nella coalizione restano gli azionisti di maggioranza – di fronte a una rosa di nomi. Tra i quali scegliere o ai quali affiancare delle proposte. In sintesi: l’importante è decidere.

Paolo Perenzin di Avs, classe ’78, già sindaco (bis) di Feltre, candidato in Senato alle ultime elezioni politiche. E Fabio Salviato, padovano, classe ’58, fondatore di Banca Etica. Sono gli ultimi due nomi proposti dalla “sotto coalizione” di M5S, Avs e Verdi. Magari meno abituati – soprattutto Perenzin – a popolare le pagine dei quotidiani nazionali, rispetto ad Antonella Viola o Aldo Serena (è stato corteggiato pure lui, ma pure lui ha detto di no), ma comunque disponibili a un lavoro di prospettiva.
«Mancano sei mesi al voto. Non sono pochi, ma solo alla condizione di annunciare al più presto il rappresentante della nostra coalizione» c’è chi fa presente dal centrosinistra. Ragionamenti dei quali, dall’altra parte politica, non sembrano preoccuparsi poi tanto.
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