Disabile torturato a Musano Caccia al quinto uomo
Disabile torturato, c’è un quinto uomo dietro l’orrore di Trevignano. Un complice ancora definito dai magistrati «soggetto allo stato ignoto». Lo sconosciuto, assieme a Manolo Hood Peruzza, avrebbe partecipato alla spedizione punitiva del 15 gennaio, col volto coperto da un passamontagna: un pestaggio per impedire che il disabile, dopo essere stato liberato, parlasse. I carabinieri di Montebelluna intanto ieri sono tornati nella casa delle sevizie per individuare i luoghi che compaiono nei filmati dei telefonini: tutte le violenze si sarebbero consumate nella tavernetta esterna all’abitazione dei giostrai a Musano. Un particolare agghiacciante è emerso infine dal racconto dei primi testimoni: i video dell’orrore sarebbero stati visti in un bar da almeno 20 persone.

SADISMO SEVIZIE ATROCI E ABUSI SESSUALI SUBITI DA UN DISABILE DI MONTEBELLUNA DI 32 ANNI. ARRESTATE QUATTRO PERSONE . IN FOTO la villa , residenza dei fratelli Innocenti in via San Gerardo a Musano , nel cui garage è stato seviziato il disabile
I quattro arrestati non erano gli unici ad aver visto i filmati dell’orrore.
Secondo gli investigatori sarebbero una ventina le persone che sapevano delle sevizie a cui era stato sottoposto il ragazzo disabile. Non solo avevano visto quei video al bar del paese, ma avevano anche riconosciuto la vittima del sadismo.
Nonostante tutto, sono rimasti in silenzio. Il retroscena svelato dalle indagini dei carabinieri inquadra il contesto in cui i fratelli Manolo e Giosué Innocenti e il cognato Devis Derlesi hanno agito.
Un contesto, evidentemente, di paura e omertà. Le indagini sono in pieno svolgimento quando i carabinieri si presentano in uno dei bar del paese poco distante da dove è avvenuta quell’orgia di sesso e sadismo e ascoltano il titolare. Sanno dei filmati e hanno le prove che sono stati portati in quel locale.
Le parole del commerciante raccontano di come serate tranquille in un paese dove tutti si conoscono, si trasformano in «perversioni» collettive. Secondo il suo racconto sarebbe stato Manolo, il più grande dei fratelli Innocenti ad arrivare una sera in compagnia della fidanzata, nel locale.
Il giostraio ha un computer e annuncia di avere un video, tutti credono si tratti di un film hard e s’incuriosiscono. E’ una serata senza particolari attrazioni e si piazzano davanti al computer del giostraio. In quel momento, ci sarebbero state almeno una ventina di persone.
Quando il monitor si accende inizia l’orrore. Sul video appare uno scantinato e un ragazzo seminudo. Si capisce che, oltre alla persona che sta riprendendo con la videocamera c’è qualcun’altro. Di quelle persone s’intravedono le scarpe: sono vicine alla vittima. Il filmato riprende una scena a sfondo sessuale, in cui il giovane viene obbligato ad assumere certe posizioni e comportamenti.
La scena dura diversi minuti, quando improvvisamente, sul video appare il volto della vittima di quei soprusi sessuali e lo riconoscono. Sanno di chi è quel viso segnato dalla psiche fragile. In paese conoscono il suo nome, sanno dove abita e pure i suoi problemi personali e i disagi familiari.
Eppure, nessuno presente al bar parla i giorni successivi. Quando quella sera, Manolo Innocenti spegne il computer, tutti tornano alle proprie case senza pensare neanche per un attimo che sarebbe giusto intervenire, salvare quel ragazzo dall’inferno. Invece in paese cala il silenzio.
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