Denunia il padronee viene espulso

«Voglio denunciare il mio datore di lavoro. Sono anni che mi fa lavorare in nero. Per questo non sono mai riuscito a regolarizzare la mia posizione». Sono le 10 quando un trentunenne albanese si presenta nella sede dell’Inps in via Trento e Trieste e nel giro di pochi istanti si autodenuncia come «clandestino» e denuncia pure il suo datore di lavoro, un vivaista di Saletto di Piave.
Immigrati a Treviso
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Una vicenda racchiusa in una mattinata e terminata con l’espulsione dell’albanese. Un epilogo che il trentunenne aveva ben chiaro già prima di presentarsi all’Inps, ma che non gli ha fatto cambiare idea.


 Così, nonostante gli sia costata l’espulsione dall’Italia, ha denunciato il suo datore di lavoro che per anni non ha voluto metterlo in regola impedendogli di ottenere il permesso di soggiorno.


 Davanti agli agenti l’uomo ribadisce la sua storia presentando il suo passaporto e confessando di aver alloggiato tutto questo tempo dal cognato che era lì presente e che, confermando di aver dato ospitalità ad un clandestino, finisce anche lui nei guai.

 E mentre gli impiegati dell’Inps aprono un fascicolo per accertamenti sul vivaista di Saletto di Piave accusato di un suo ex dipendente di far lavorare operai in nero, l’albanese viene identificato all’ufficio stranieri dove emergono anche i suoi precedenti penali. Quelli forse la causa del «ricatto» di poter avere un contratto di lavoro. Così, dopo essere rimasto clandestino per anni, la sua vita in Italia alla luce del sole, dura appena qualche ora.
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